Carissimi amici, oggi vorrei fare il punto della situazione sul lavoro svolto fino a questo momento, per migliorare ed approfondire la nostra Scrittura creativa. Abbiamo parlato di racconti, genere per genere, sono state portate avanti riflessioni sui personaggi, sul tempo e sullo spazio: elementi essenziali alla narrazione, elementi che caratterizzano e determinano in modo unico la forma della nostra azione. Mi avete inviato i vostri lavori, i migliori sono stati pubblicati su questo Blog. Non tutti, mi rendo conto, sono consapevoli che esistono delle differenze sulle modalità di come una storia viene raccontata. Per scrivere non è sufficiente mettere le mani sulla tastiera e dare sfogo a quello che ci brucia dentro, sia una passione divorante od una rabbia, od altro ancora. Quella è la scintilla, la prima molla, che può essere utile per avere l’idea. Ma poi è necessario il lavoro duro, molta pazienza, non scoraggiarti nè arrendersi di fronte ai fallimenti innumerevoli. Coraggio: rimbocchiamoci insieme le maniche! Non a caso nelle scuole di scrittura creativa americane ti fanno lavorare sempre sullo stesso testo, anche per mesi e mesi, prima di passare all’idea successiva è necessario concludere quella a cui si sta lavorando. Altrimenti la scrittura ti lascia come ti ha trovato, invece di cambiarti. Come in un fiume: quando si entra si deve, giocoforza, uscire bagnati, perchè si assapora la vita. A questo punto, domani inizierò a parlarvi dell’importanza dei 5 sensi nella Scrittura. Insieme li metteremo in pratica. Non perdetemi di vista. Vi abbraccio. (E.Manfucci ne Il Camaleonte)
Ci si deve applicare molto per ottenere la perfezione, e anche per raggiungere una certa competenza. La mia ricerca e l’impegno che in questi ultimi anni mi hanno portato a cercare, lavorare, cambiare, riprovare, riscrivere in effetti hanno modificato molto non solo il modo di scrivere ma anche il modo di essere. Mi ritrovo però oggi al punto di partenza. Prima non ero perché "poetavo", o forse dimostravo uno strano compiacimento nelle cose che scrivevo. Forse, mi sono detta, sto sbagliando strada. Ho tentato di capire, invece quale fosse il percorso giusto. Incipit, interesse, cattura del lettore, frasi brevi, incisive, fai muovere i personaggi e non descrivere, niente poesia, niente contemplazione, azione!, intreccio… iperaggettivazione, ridondanza, frasi troppo lunghe, troppo auliche…Credevo di avere imparato. Ho imparato, credo. Ho imparato a scrivere così. Scrittura scarna, essenziale, quasi visiva. Si sentono le emozioni, si toccano piuttosto che leggerle… Torno a leggere in giro. E ciò che è considerato importante e valido è esattamente il contrario di ciò che mi è stato insegnato. Voli pindarici nei meandri poetici di un gesto, di un movimento. Intimità e contemplazione. Compiacimento. Impenetrabilità. E ora? Ora non so più scrivere come allora. Ora so scrivere come scrivo adesso. Dovrò ripercorrere tutto il cammino stavolta a ritroso?
io non mi sono preoccupato mai sul come scrivere; piuttosto sul cosa scrivere.
io parto da una storia.
mi avvolge, mi strema, mi entra dentro.
la scrivo, la riscrivo.
poi sento che questa storia è terminata, va bene così.
passo alla forma.
allora. il mio primo libro: ho scritto periodi brevi, timorosi di dio e dell’occhio di un editor.
no: (ripeto: parlo per me) è importante essere chiari (uno), dare ritmo (due) e se possibile dare musicalità (tre).
prendete izzo.
prendete saramago.
izzo: periodi brevissimi. soggetto, verbo, complemento. poi un avverbio da solo. come un cane. ma che messo da solo è un cane che si fa guardare.
saramago invece (che ha più di 80 anni ma la freschezza di un ventenne): le frasi corrono senza virgole, virgolette, lunghissime, di mezza pagina anche.
lo stile viene, poi.
si scrive e si riscrive.
dopo però.
ma questa è la mia personalissima esperienza.
ora faccio invece un discorso più concreto, brutale.
cosa fare per essere pubblicati.
oc corre presentare un manoscritto… ben scritto. senza effetti speciali oppure, se ci sono, il primo comandamento è la chiarezza. mi spiego meglio. ho appena comperato un libro, un giallo, di un autore che ha pubblicato solo quel libro, anni fa, e che non ha pubblicato. siamo in una questura, estate fiorentina. il protagonista va dal questore. a un certo punto c’è la frase
Aveva delle ferie arretrate.
Bene: non si capisce chi: il protagonista o il questore?
Chiarezza.
se un manoscritto è chiaro verrà letto, se non lo è, se è troppo ridondante no.
soprattutto se siete esordienti.
a busi ed evengelisti è concessa la ridondanza.
ripeto: la chiarezza.
(che per me è sinonimo di seplicità).
poi mettetevi nei panni di un lettore di una casa editrice. fingete di essere lui.
allora, sta leggendo qualcosa che non gli fa venire il mal di testo.
qualcosa di chiaro e di scorrevole (che non vuol dire scrittura banale).
ora aspetta: aspetta di leggere e di provare curiosità, emozioni, sensazioni, magari vedendo cosa legge.
a questo punto mi fermo.
un saluto
remobassini
Riporto solo il commento bellissimo e di grande utilità di Remo Bassini, scrittore, incontrato da poco ma che porta avanti sul suo blog un dibattito "in progress" sulla scrittura, sull’editoria, sullo scrivere e su molto molto altro ancora che vale, vale davvero la pena di seguire. Un blog di quelli che un tempo avrei frequentato con assiduità totale e assoluta. Consiglio a tutti di visitarlo.
Secondo me… che appartengo alla categoria dei lettori, anche se avrei tanto voluto avere le doti per appartenere anche a quella degli scrittori, 🙂
…ti poni troppi dubbi.
Non può esistere un solo modo “perfetto” per scrivere perchè, se la scrittura può essere oggettiva, la lettura è sempre soggettiva.
(mi piacerebbe poi leggere dell’importanza dei 5 sensi nella scrittura)
Ciaoo!
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I dubbi ahimè sono la mia croce e la mia delizia… quando ne dipano qualcuno, altri si affollano immediatamente nella mia testa…
Ellina che ci dobbiamo fare? Quella sono!
un abbraccio forte, mi fa sempre un piacere immenso il trovare un tuo messaggio sul mio blog. Ipa
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Ciao, Ipa. Parlo anch’io, ovviamente, solo in qualità di lettrice. In giro ognuno scrive un po’ a modo suo, più che altro come ognuno di noi pensa che gli venga meglio (io per prima). Se però, come lettrice, ripeto, trovo da leggere qualcosa che abbia le caratteristiche che tu elenchi dal punto “incipit” al punto “intreccio” lo preferisco decisamente. E’ come se, rimanendo in campo puramente ortografico, mi trovassi a leggere “qual’è” oppure “qual è”. Il significato è lo stesso (e non se ne faccia poi un dramma), ma io preferisco leggere quello corretto. E così per le regole stilistiche. Se qualcuno le ha inventate è perché è più piacevole leggere chi le sa usare piuttosto di chi scrive un tanto al mazzo (come me). Quindi, ti prego, non fare il percorso a ritroso, mi raccomando!
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Dan/Claudia, le tue impressioni da lettore sono importantissime, perché in effetti sono convinta di questo anche io: il lettore ha sempre ragione. Come è scritto è importante nella misura in cui il lettore recepisce e apprezza… si lascia coinvolgere. Ora poi, bisogna capire che di lettori ce n’è di tanti tipi… io a che lettore scrivo? 🙂
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Ciao^^
Da quello che ho capito, secondo me devi solo trovare il modo di mettere insieme quello che hai imparato con quello che in realtà era la spontaneità del tuo scrivere. Non devi rinunciare a nessuno dei due, o tornare indietro, cioè sì, ma più che tornare indietro è recuperare lo stesso sguardo.
Anche a me piacerebbe scrive qualcosa.
Ma non sono per niente brava. a parte scrivere brevi commenti, faccio molta fatica. Mi sono anche attrezzata per studiare qualcosina sulle regole stilistiche, ma ciò che manca è la pratica.
Tutto però dipende dal tempo in realtà, e forse dalla costanza.
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Hai proprio ragione, Sybilla… devo adesso tirare la rete in barca e vedere il pescato. Poi fare un sunto di tutto e trovare quello che sarà, definitivamente il mio stile. La scrittura inizia adesso… Grazie dolcissima Sybilla.
P.s.: anche chi legge e analizza i testi con la precisione e l’attenzione che fai tu, ha la sua grande importanza. Ho letto le tue analisi e ti vedo esporle sul forum della Guida. Sei brava e molto acuta. Continua così. La pratica poi potrebbe portarti in dono anche la scrittura… certo, ci vuole passione e impegno. Ma sappi che la scrittura ti viene a chiamare, anche dopo trent’anni. Ma se è nel tuo DNA, lo farà… 😉
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dirò cose mie, quindi da prendere con il beneficio di inventario.
io non mi sono preoccupato mai sul come scrivere; piuttosto sul cosa scrivere.
io parto da una storia.
mi avvolge, mi strema, mi entra dentro.
la scrivo, la riscrivo.
poi sento che questa storia è terminata, va bene così.
passo alla forma.
allora. il mio primo libro: ho scritto periodi brevi, timorosi di dio e dell’occhio di un editor.
no: (ripeto: parlo per me) è importante essere chiari (uno), dare ritmo (due) e se possibile dare musicalità (tre).
prendete izzo.
prendete saramago.
izzo: periodi brevissimi. soggetto, verbo, complemento. poi un avverbio da solo. come un cane. ma che messo da solo è un cane che si fa guardare.
saramago invece (che ha più di 80 anni ma la freschezza di un ventenne): le frasi corrono senza virgole, virgolette, lunghissime, di mezza pagina anche.
lo stile viene, poi.
si scrive e si riscrive.
dopo però.
ma questa è la mia personalissima esperienza.
ora faccio invece un discorso più concreto, brutale.
cosa fare per essere pubblicati.
oc corre presentare un manoscritto… ben scritto. senza effetti speciali oppure, se ci sono, il primo comandamento è la chiarezza. mi spiego meglio. ho appena comperato un libro, un giallo, di un autore che ha pubblicato solo quel libro, anni fa, e che non ha pubblicato. siamo in una questura, estate fiorentina. il protagonista va dal questore. a un certo punto c’è la frase
Aveva delle ferie arretrate.
Bene: non si capisce chi: il protagonista o il questore?
Chiarezza.
se un manoscritto è chiaro verrà letto, se non lo è, se è troppo ridondante no.
soprattutto se siete esordienti.
a busi ed evengelisti è concessa la ridondanza.
ripeto: la chiarezza.
(che per me è sinonimo di seplicità).
poi mettetevi nei panni di un lettore di una casa editrice. fingete di essere lui.
allora, sta leggendo qualcosa che non gli fa venire il mal di testo.
qualcosa di chiaro e di scorrevole (che non vuol dire scrittura banale).
ora aspetta: aspetta di leggere e di provare curiosità, emozioni, sensazioni, magari vedendo cosa legge.
a questo punto mi fermo.
un saluto
remobassini
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il mal di testo è cosa carina.
lapsus freudiano?
solo quasi le tre di notte: mi autoperdono per tutti i refusi
r.
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mal di testo è sublime.
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