Per qualche tempo ho pubblicato a puntate alcuni stralci della saga fantasy che sto scrivendo e dal titolo provvisorio di Cronache di Aquanive. Ebbene ho effettuato un esperimento: pubblicarli anche su EFP sito di Fan Fiction. Lì i capitoli ormai sono quasi arrivati a 20. Chi stesse seguendo questa saga e volesse vedere come sta procedendo, può continuare a leggere a questo link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1384189&i=1
Era l’alba a Edogan. La luce soffusa delle akalux si affievolì per un istante lasciando spazio a un momento di oscurità totale. Con grazia lieve, i pecten iniziarono dunque a chiudersi, proteggendo il loro prezioso contenuto. Lenta e inesorabile, quasi una spada che trafigge una superficie spessa e impenetrabile, la luce si insinuò nel liquido vitale illuminandolo. Fu dunque l’accendersi del giorno in un rituale antico, da secoli costante. Così avveniva il passaggio dalla notte al giorno nell’Aquanive, ancora avvolto nel silenzioso tepore di un placido sonno. Un lamento lugubre, monotono si propagò dapprima lento e discreto, poi inesorabile diventando in breve ossessivo. La nenia funebre dei Re. Qualcuno a Palazzo aveva raggiunto Arka-dea, Signora di Thmor, nella Culla del Tempo. Tutto parve arrestarsi in quel momento e l’innaturale immobilità rese ancor più inquietante la domanda che doveva serpeggiare nelle menti di tutti, ormai svegli: “Chi?”
Un sibilo, acuto e ossessivo, squarciò il liquido vitale. Il pianto di un neonato. Non un neonato normale, non un pianto qualunque. Era nato il figlio del Re. L’Erede al trono di Edogan dell’Aquanive. Ma non un pianto di gioia e di voglia di farsi strada nelle asperità dell’esistenza. Un grido di dolore e di morte, innaturale, insopportabile per udito alcuno. Non si spense come ogni pianto di cucciolo che nasce e vive, ma continuò incessante penetrando intimamente nel più profondo dell’essere in ogni abitante. L’Erede era nato e annunciava al mondo il suo dolore per aver perso sua madre nascendo. <<<continua su EFP>>>