Penso che sogno così
non ritorni mai più,
mi dipingevo le mani
e la faccia di blu,
poi d’improvviso venivo
dal vento rapito,
e incominciavo a volare
nel cielo infinito.
Non ero mai uscita dal paese, nemmeno per andare nella città grande, e adesso dovevo addirittura andare fino a Napoli per vedere partire mio figlio. Se non ci fosse stato Arturino, non avrei saputo come fare. Ma pensò a tutto lui, e per l’occasione, andammo in automobile. Non ero mai salita su un’auto prima di allora. Non ne avevo mai avuto bisogno, io andavo sempre a piedi ovunque avessi bisogno di andare. Quando si presentò davanti a casa con quella scatola su quattro ruote, mi emozionai. Tentai di ribellarmi.
— Eddai, Mari’ non fare scrimpi! – disse ridendo Arturino, prendendomi in giro. Riteneva infatti che facessi i capricci come i bambini. Mi fece salire e sedere sul seggiolino davanti, e appena ci mettemmo in moto, sentii una vertigine alleggerirmi la mente.
— Mi pare di volare! – seppi dire solamente.
— E noi voleremo, Mari’… fino a Napoli! – rise lui, felice di farmi provare qualcosa di nuovo. Fu un bel viaggio. Quella macchina correva come un fulmine. Dopo i primi momenti di paura e timidezza, presi coraggio e abbassai il finestrino. Il vento mi scompigliava i capelli e mi carezzava la faccia con un delicato soffio fresco.
— Ti prenderai un malanno, Mari’ – mi diceva Arturino -Siamo ancora ad aprile, è ancora presto per prendere aria! Chiudi il finestrino che ti fa male!
— Unn’è nenti, Artu’… È troppo bello! Lassame jire, ’ cca me ste’scialannu!
Per la prima volta mi sentivo libera e felice. Avevo una gran voglia di ridere e persino di cantare, ma di canzoni non ne conoscevo nessuna. Non avevo mai avuto tempo per ascoltarne qualcuna alla radio, e di impararne a memoria le parole, poi! Uf! Eppure quella volta mi dispiacque di non saperne almeno una, magari antica antica, da poter urlare al vento e dimostrare a tutti che pure a zannuta, per una volta, in vita sua
è stata felice! Ma sì, adesso me ne veniva in mente una, che tante volte avevo sentito gracchiare alla radio del bar di Mariuzzo, da ragazza:
Volareee ohoh… cantareeee ohohoho…
Arturino ha sorriso. E mi ha fatto il verso, perché ha continuato a cantare anche lui la stessa canzone fino alla fine, sapeva tutte le parole.
— Mari’, ma che beddra vucia ca tene! All’anima, quante doti ca tena ‘sta fimmena!
Tratto da
Nient’altro che amare
Amneris Di Cesare
Edizioni Cento Autori 2012
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Translated by Google
I’ve never had left my village, not even to go to the big city, and now I even had to go to Naples to see my son go. If it were not for Arturino, I would not have known what to do. But he thought about everything, and for the occasion, we went by car. I never got on a car before. I’ve never needed it, I always went to walk everywhere I needed to go. When he arrived at home with that box on four wheels, I became very emotional. I tried to refuse.
– Come on, Mari‘ uffari scrimpi, don’t play up! – Laughed Arturino, kidding. He thought I was throwing tantrums like children. He let me sit on the seat in front, and as soon as we started running, I felt a dizziness releasing my mind.
– I feel like flying! – I could only say.
– And we’ll fly, Mari’… up to Naples! – He laughed, happy to let me try something new. It was a nice trip. That car ran like a thunderbolt. After the first moments of fear and timidity, I took courage and rolled down the window. The wind ruffled my hair and caressed my face with a gentle fresh breath.
– You’ll catch your death, Mari’- told me Arturino -We are still in April, it is still too early to get some air! Close the window that hurts!
– Unn’è nenti, It’s nothing, Arthur … It’s too good! Lassame jire, ‘cca ste’scialannu. Let me do that, I’m having fun!
For the first time I felt happy and free. I had a great desire to laugh and even sing, but I did not know any songs. I never had time to listen to someone on the radio and to memorize the words But that time I regretted not find at least one, maybe an ancient one that I could scream to the wind and prove to everyone that even a fanged woman, for once in her life was happy!
And finally I could think of one, which I had so often heard squawking on the radio at Mariuzzo’s, when I was a little girl:
Volareee ohoh … cantareeee ohohoho …
Arturino smiled and mimicked me, singing the same song ‘til the end, ‘cause he knew all the words.
– Mari’, but ca beddra vucia ca tene! What a lovely voice you have! For Christ’s sake how many gifts this woman has!
Taken from
Nothing but love
Amneris Di Cesare
Edizioni Cento Autori 2012