«Premesso che non sono una femminista, anzi, tutt’altro! Ma al marito di mia figlia io gliel’ho detto: senti carino, vedi che sei laureato tu come lo è lei, tu fai l’avvocato ma lei fa l’ingegnere. Le faccende di casa le dovete dividere equamente, veh!»
Quando ascolto questi discorsi (spesso escono fuori a cena) mi passa tutta la carellata di immagini di quelle donne, ragazze, casalinghe e non, che negli anni ’70, gli anni della mia adolescenza, scesero in piazza per gridare la loro rivendicazione allo studio superiore, al poter accedere a professioni fino ad allora considerate solo appannaggio dei maschi, alla vita senza dover per forza essere solo relegata a ruoli di ripiego, alla non-violenza fisica in famiglia. E pensando che “quelle donne lì” hanno in pratica messo in gioco tutta la loro vita (sociale, famigliare, professionale, pubblica e privata) lottando anche per “queste donne qui” che “non sono femministe, però” le conquiste femministe se le godono tutte fino all’ultima goccia, un po’ mi incarognisco. Sì, lo ammetto.
Io non sono femminista solo perché non ho “studiato abbastanza” per esserlo sul serio. Ma sto prendendo ripetizioni e mi sto impegnando.
Partirò dallo studiare esempi di vita di donne esemplari, come Chiquinha Gonzaga, per esempio:
<<<segue dal mio articolo apparso su CinqueW.it il 16/10/2012>>> Poliedrica e vulcanica Chiquinha comporrà un numero imprecisato di ballate, marcette e choros (letteralmente: pianti) che diverranno uno stile preciso di musica brasiliano. Ma non si fermerà a comporre musica, diventando la prima donna brasiliana a scrivere e a comporre musica producendo ben 77 pièces teatrali; inizialmente incontrerà anche in campo teatrale le stesse resistenze e pregiudizi incontrati nella vita: si rifiuterà infatti categoricamente di firmare con uno pseudonimo maschile le sue operette, precludendosi inizialmente la carriera di autore teatrale proprio per restare fedele a se stessa e ai propri principi. Chiquinha è donna di ideali e sarà in prima linea anche nella lotta all’abolizione della schiavitù e all’avvento della repubblica in Brasile, oltre a essere la ideatrice e fondatrice della Società Brasiliana degli Autori Teatrali, società che regolamenterà i diritti autorali in Brasile. Donna forte ma passionale, che resisterà alle angherie e alle umiliazioni dei suoi famigliari e concittadini, madre affettuosa costretta più volte a rinunciare a crescere i propri figli proprio in virtù dei pregiudizi sociali che la volevano incapace di essere madre responsabile, riuscirà, alla fine della sua vita a ricongiungersi con i suoi affetti più importanti e a passare alla storia come una donna di valore.
E continuerò a farlo, per imparare, seriamente a essere Femminista e punto.
Buon 8 marzo a tutte le Donne. Ricordando quelle che sono cadute per permettere alle “nonsonofemministaperò” di festeggiare questa giornata con frizzi, lazzi, ricchi premi e cotillons senza chaperon né controllori, né moralizzatori. E un pensiero mesto, triste, amaro a quelle che ancora cadono sotto il pugno o il coltello del marito, amante, fidanzato, stalker che ancora pensano che essere moglie, madre, amante, fidanzata, amica, donna significhi essere “cosa che appartiene”.