XFACTOR8: LA CRISI DELL’OTTAVO ANNO?

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Lo seguo dal primo vagito sull’emittente nazionale, la RAI. Ricordo ancora i pre-casting (che ancora ritengo una delle cose più belle e innovative della TV e non solo di quegli anni), e ricordo a memoria i nomi di tutti i vincitori, la maggior parte di coloro che arrivarono secondi di tutte le sette edizioni passate, i giudici e spesso anche talent che non si classificarono tra i primi quattro ma che in qualche modo fecero la storia di quell’edizione particolare. Sto parlando di XFACTOR. E’ l’unico talent show musicale che amo così spassionatamente dalla sua prima edizione anche se di talent show musicali la tv italiana ne ha proposti tanti, il primo Operazione Trionfo, condotto da Miguel Bosé mi piacque così tanto da averne sempre sentito la mancanza in tutti questi anni.

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Ieri sera è iniziata l’avventura live dell’ottava edizione di Xfactor Italia, la quarta edizione su SkyUno, e dopo anni di passione incessante, ecco che il mio mood cambia e cala notevolmente anche il mio gradimento. Non c’è Mika che tenga, anche se si è riconfermato un giudice valido e professionalmente competente, quest’anno la prima puntata non mi ha esaltato. Mi ha lasciato un retrogusto amaro di stantio e pre-costruito, sensazione che già avevo avuto durante la visione delle registrazioni delle audizioni e dei bootcamp di giugno/luglio scorso.

Quest’anno la produzione di Xfactor/Sky ha voluto innovare di più con il risultato che si ha come il sentore di aver voluto strafare. Innanzitutto hanno pensato di aver fatto un grande colpaccio reclutando una Mara Maionchi in delirio di onnipotenza: ormai non la si tiene più, si sente così tanto eccelsa da radere al suolo tutti con il suo passaggio. Ieri sera a XtraFactor è stata maleducata, volgarissima nel linguaggio – forte del fatto che alla gente lei piace proprio perché ha sempre le parole “cazzo” e “culo” in bocca e che una bocca così può dire ciò che vuole – ossequiosa al limite dello sbavo nei confronti di Morgan, impertinente e a tratti davvero molto irritante nei confronti di Mika che ha trattato alla stregua di un “guaglione di bottega”, zittendolo molte, troppe volte, approfittando della sua difficoltà a seguire le discussioni accese per parlare a mitraglietta e sovrastandone i tentativi di spiegare e di ragionare sulle scelte musicali fatte. L’apoteosi poi, MaraMaionchi l’ha mostrata nella seconda parte dell’Xtra Factor, quando di fronte al giapponesino Yusako ha usato un atteggiamento sarcastico/paternalistico, prendendolo bellamente in giro per la sua difficoltà a comprendere le sue battute per nulla divertenti. Ora, che un esponente del paese del Sol Levante tra i più ricchi del mondo si prenda la briga di venire in Italia, mosso solo dall’amore per un nostro cantante quale Marco Mengoni, e si renda disponibile a partecipare a uno show con il ruolo di giullare di corte, macchietta, mascotte, non dà diritto a una signora (eufemismo) come lei di ridicolizzarlo, approfittando del fatto che il giapponesino comprende tre parole su dieci di quanto lei dice. Gli stranieri si rispettano, soprattutto se ci fanno l’onore di venirci a celebrare in casa. Trovo questa scelta di riesumare una “stuffusa” Maionchi (“Avevo ormai pensato di smettere con la televisione, ma che volete, non mi lasciano andare”) inopportuna e sbagliatissima.

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Oltre a questa novità, quella di ridurre i vocal coach a 2 per tutte e quattro le categorie e affiancare due producer invece che aiutino i giudici nelle scelte dei brani da assegnare ai talenti e gli arrangiamenti degli stessi. Non so se questa sia stata una buona scelta. A me ha dato molto l’impressione di un’ingessatura da parte di alcuni giudici nelle decisioni.
Mika si era distinto, l’anno passato, per l’originalità di molte sue scelte: aveva attinto al suo “ipod” e alla produzione meno conosciuta di molti suoi amici performers internazionali per assegnare ai suoi talenti brani poco conosciuti quando proprio non conosciuti in Italia. Lorde, Ray Lafontaine, Bon Iver, Passengers: li abbiamo conosciuti e li siamo andati a cercare e ad ascoltare proprio grazie a lui e subito dopo averne sentito le esibizioni dei suoi talenti sul palco. Quest’anno, si vede che ha provato a insistere su questa strada, ma qualcosa deve essere andato subito storto dietro le quinte del programma perché quell’originalità di scelta non si è ripetuta, nonostante abbia assegnato ai suoi ragazzi canzoni particolari e rare. Emma è fantastica ma mi chiedo perché sia dentro un programma come questo. E’ un’artista che dovrebbe già essere sui palchi del mondo ad aprire concerti come quelli degli U2 o i Coldplay, non a scimmiottare Robin Tickey e il twerking di Miley Cirus sul palco di Xfactor italia. Mario è bravissimo. Ma anche per lui, temo il rinculo da talent show: potrebbe perdersi dopo la fine di questo programma mentre invece è un talento di cui fare tesoro. Diluvio: nonostante Fedez continui a incensarlo (e però poi a mandarlo a casa) lo trovo inascoltabile e insignificante, anche se la scelta di “tradurre” Stromae (Maionchi, Stromae è il contrario di Mae-Stro, per questo si pronuncia tutto, e non Stromé) è stata, bisogna convenirlo, una scelta coraggiosa . E’ giusto che sia andato per la sua strada.

Morgan, che è stato per anni il sinonimo dell’azzardo in questo programma, questa volta ha strafatto, esagerando sull’audacia. I Komminuet eranoo “inkomminuentabili”, i The Wise improbabili (ma io non li avrei proprio scelti) e gli Spritz for Five faticavano a emergere e a far valere il loro vero valore.

Victoria ha tre brave ragazze, ma molto insicure, acerbe, immature. Se non guidate in maniera decisa e solida, sono destinate a perdersi, a confondersi e a bruciarsi.

Idem per ciò che riguarda Fedez: due talenti validissimi, Lorenzo e Leiner che rischiano di perdersi, il primo nella sfortuna di esser già dato da tutti come vincitore, il secondo nella tentazione di fargli imitare intoccabili come Michael Jackson o Prince, quando invece è un talento naturale che va fatto esplodere. Non commento Madh, perché è per me incomprensibile. Sarà sicuramente un talento intenso e peculiare ma non riesco a entrare nel suo personaggio e lui non riesce ad arrivarmi al cuore.

Alla base di tutto, ieri sera, la prima serata mi è sembrata molto confusa, carica di tensione, di voglia di esplodere senza esserci poi alla fine riuscita. I talenti hanno spesso sbagliato tonalità, a volte stonando – ok, diamo il beneficio del dubbio: tensione, emozione, ansia. Ma non stavamo parlando di professionisti dalle altissime qualità artistiche? – a volte esitando troppo. Ne salvo quattro, al massimo cinque tra i dodici in gara. Emma, Mario, Lorenzo, gli Spritz for Five, Leiner e forse Ilaria, ma non sono del tutto convinta.

Ma non si tratta solo di talenti, intonazioni, arrangiamenti, presenza scenica sul palcoscenico. E’ proprio una questione di programma.
Otto anni. Otto anni che si incominciano a sentire.
Siamo un popolo pieno di contraddizioni. Tradizionalisti ma insofferenti. Quante volte a casa ci è capitato di dire o di sentir dire “Uffa! Ancora quello/quella? Ma perché non cambiano conduttore/presentatore/anchor/? ” E così, il “volto nuovo” appena lanciato, dopo sole due stagioni inizia a stancare, il beniamino intrattenitore è costretto ad “allontanarsi dal video” per un po’ di tempo, perché il pubblico esigente non ama vedere sulle scene troppo a lungo lo stesso personaggio. Lo sa bene Fiorello o Benigni, che centellinano le loro presenze mediatiche.
Xfactor in questi otto anni è cambiato moltissimo. Ma non abbastanza. E forse il problema è proprio la rigidità del format che ingabbia lo show, costringendo a cambiamenti laterali e non diretti.
Hanno reso le audizioni visibili al pubblico. Bella cosa.
Hanno permesso che gli inediti degli aspiranti potessero essere esibiti accanto alle cover. Bella cosa.
Hanno reso i bootcamp visibili al pubblico. Bella cosa.
Ma ahimè, chi ha visto le audizioni e i bootcamp dal vivo sa che lo show era lì e non nelle registrazioni con enormi tagli da parte della produzione mandate in onda sei mesi dopo.
Hanno lasciato libero Luca Tommassini di sbizzarrirsi con le scenografie. Bella cosa.
Ma forse ormai, quella firma si vede troppo, è troppo riconoscibile. Andrebbe cambiata?
Hanno tolto i 4 vocal coach, uno per ciascun giudice, lasciandone solo due (Paola Folli e Rossana Casale) e affiancando due producer.
Premesso che non è chiaro quale sia il ruolo dei producer (ieri sera si diceva che hanno influito sulle scelte dei brani e sugli arrangiamenti) uniformare la “vocalità” a due vocal coach, secondo me ha contribuito a togliere voce alle varie squadre. Ha appiattito le performance. Forse la disarmonicità che c’era negli altri anni cambiava le cose. Bravissime sia la Folli che la Casale, ma forse proprio anche per il fatto che ci fosse del contraddittorio tra i giudici e il proprio vocal coach, rendeva il risultato più succoso. Ieri era ho visto scelte piatte e prudenti. Poco innovative. Poca capacità di indirizzare una Victoria – che non è musicista – e un Fedez molto a fuoco su ciò che cerca da questo programma ma forse un po’ tenero e timido nel trovare il giusto mezzo per arrivarvi.

Spero in una ripresa e in un totale cambiamento di registro direzionale per questo show che forse, dopo otto anni di auge, inizia a risentire dei suoi anni e della tipica crisi dell’ottavo anno.

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