GOODBYE OLIVER…

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Ho letto due suoi libri, “L’uomo che scambiò la moglie per un cappello” e “Risvegli”.
Libri bellissimi anche se parlano di malattie e sintomi, di terapie e di vita medica.
Quando leggevo questi libri ricordo che pensavo “Che cultura e che anima che ha quest’uomo!”.

Non sapevo che fosse malato terminale.
Oggi scopro che se n’è andato ed è dolore come se fosse scomparsa una persona cara.
Leggo questo suo coming-out e sorrido: era la persona bella che sentivo fosse e forse anche qualcosina di più.

E ora, debole, col fiato corto e i muscoli una volta sodi sciolti dal cancro, trovo che i miei pensieri, non sulle cose soprannaturale o spirituali, ma su cosa si intende per vivere una vita buona e utile – hanno ptovocato un senso di pace dentro di me. Scopro che i miei pensieri vanno allo Shabbat, il giorno di riposo, il settimo giorno della settimana, e forse il settimo giorno della nostra vita, quando possiamo sentire di aver fatto il nostro lavoro, e di potere, in buona coscienza, riposare.

http://www.repubblica.it/cultura/2015/08/20/news/quel_giorno_di_shabbat_in_cui_dissi_a_mio_padre_sono_gay_-121880888/

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