SUL ROMANCE: DIECI DOMANDE A FRANCESCO MASTINU

12023159_10207772736907589_598791134_nFrancesco Mastinu è nato nel 1980 sotto il segno dell’Acquario e vive a Cagliari, vicino al mare. Convive con il suo compagno e spera ancora di poterlo sposare anche se si trovano entrambi in Italia, ha sempre i 4 gatti a sovraintendere ogni sua attività quotidiana. Dopo aver pubblicato numerosi racconti in antologie collettive di alcuni editori italiani, ed essersi dilettato con il genere erotico sotto pseudonimo, ha ufficialmente esordito con il romanzo  “Eclissi” (Lettere Animate, 2012) seguito poi da “Polvere” (Runa Editrice, 2014) e la raccolta di racconti brevi “Concatenazioni” (Edizioni 6Pollici, 2014). “Falene” è il suo terzo romanzo, il primo della serie “Emozioni del nostro tempo” edito per Amarganta, uscito a settembre 2015. Collabora con l’editore Amarganta per la collana Amarganta LGBT e per la gestione del portale “Vite Arcobaleno”. Il suo blog: http://www.jfmastinu.wordpress.com  

Perché scrivere gay romance, e MM? Perché romance e non un altro genere? Io rovescerei la domanda: perché non scriverli? In realtà scrivere gay e M/M è solo dare un connotato di omoaffettività a una storia comune all’essere umani, rispettando magari le peculiarità del mondo gay (come per LGBT) o dedicandosi solo all’aspetto meramente romantico della faccenda. Ma l’idea guida, il messaggio che secondo me deve passare, è solo quello dell’emozione, unica e comune a tutti quanti, gay o etero che siano. Vedere finalmente il giorno in cui magari non si scrive “gay” o “etero”, ma solo amore. Questo, perlomeno, è il mio sogno. E di sicuro questo è il perché continui a scrivere storie LGBT.

Il genere “rosa” è quello che in campo editoriale vende di più e quello che suscita più pregiudizi: perché secondo lei? Perché per molti, a mio avviso, viene ritenuto un genere meno impegnato, dedicato fondamentalmente al sesso femminile o comunque a persone che non devono impegnare la mente durante la lettura. E questo suscita in me due consapevolezze: la prima è che chi parla asserendo cose del genere, spesso, lo fa senza cognizione di causa, perché anche il romance hai dei canoni ben precisi che devono essere rispettati e richiede comunque dedizione e studio, al pari di tutti gli altri modi di fare narrativa. L’altro ha a che fare col sessismo: siccome certe storie vengono ritenute dall’opinione pubblica come riservate alle donne, purtroppo secondo me subiscono un giudizio di valore denigratorio in una società dove le disparità sulla base del genere sono ancora oggi vive e vegete.

I suoi libri trattano di storie d’amore gay. Ha subito critiche e si è scontrato con gli stessi pregiudizi degli scrittori/scrittrici “romance” etero? Scrive solo narrativa queer oppure il suo repertorio è mainstream? Di critiche ne ho incontrate parecchie e purtroppo spesso legate all’argomento che tratto, l’amore gay nell’estrema verità (e a volte gravità) in cui ancora oggi si vive nel nostro paese. Ho sentito parlare di “libri patetici” e di “piangersi addosso” soprattutto da coloro che vogliono far passare le istanze di riconoscimento dei diritti civili come richieste non fondate, ma ancora più forte nel mio caso è stata l’opposizione da una certa porzione di “autrici” (non lettrici, ma autrici) che magari scrivono M/M e che ritenevano il mio modo di raccontare la verità senza ruoli (che nella realtà, si sa, non esistono) o veri e propri stigmi, come un tentativo di suscitare compassione e pietà. Ma il gradimento del mondo dei lettori, alla fine, ha dato ragione ad altri aspetti. Perché fondamentalmente finora i miei testi hanno incontrato pareri incoraggianti dai lettori e dalle persone che sono venute magari a sentire di prima mano quello che i miei libri avevano da raccontare, riflettendoci su. E questo, alla fine, era il mio obiettivo principale. Io scrivo amori gay, amori etero, situazioni di dolore e storie soprannaturali. Non mi definisco queer o mainstream, prediligo dire che io scrivo la natura umana, con l’omosessualità in testa al resto, ovviamente.

La narrativa che tratta di amori tra due persone dello stesso sesso viene suddivisa in narrativa LGBT e MM o FF. Ci può spiegare il perché e quali sono le sostanziali differenze di questi due “sottogeneri”? A dire il vero le differenze non dovrebbero esistere, sono dei limiti nella nostra testa. Se per questo io non amo nemmeno l’etichetta LGBT o M/M, perché i generi sono altri. Il mio desiderio è proprio questo: che un domani non si usino queste etichette, ma si pensi alle storie a prescindere dai contenuti più o meno vicini al mondo omosessuale. E con questo obiettivo, a gran voce rivendico il marchio LGBT. Perché c’è un estremo bisogni di scriverne, parlarne, di far muovere le coscienze.

A ogni modo, penso che la differenza tra LGBT e M/M consista nell’obiettivo che si persegue e nelle tematiche12007025_10207772770908439_1153745515_n trattate. Mentre il romance privilegia la storia romantica e attribuisce dei canoni precisi al suo sviluppo e ai personaggi, a volte mutuato dalla tradizione yaoi e al mondo delle fan fiction, dove conta la storia e i ruoli (seme & uke) pervadono la trama, il racconto a tematica LGBT inquadra la storia dal profilo della realtà, con l’inserimento non di ruoli ma di tematiche proprie della vita delle persone omosessuali e della loro subcultura, magari “sporcando” la parte romantica della trama con le difficoltà quotidiane come l’omofobia, inserendo magari l’Aids o ancora la prostituzione, l’amore tragico, la morte e la mancata tutela giuridica, o ancora l’innamoramento per l’etero. I topos delle storie a tematica LGBT sono diversi, di stampo sociale ma soprattutto appartenenti alla subcultura gay di un determinato paese, che non si dovrebbe mai scordare di tenere in considerazione nella scrittura, per non lanciare messaggi sbagliati o proprio deleteri per l’immagine e le lotte del mondo omoaffettivo. So bene che un’affermazione del genere risulterà polemica e verrà criticata, ma per me l’amore è amore, l’ho già detto. E a volte la poca precisione o l’attribuzione di ruoli che il lettore poi può pensare di trasferire nella realtà possono diventare socialmente pericolose messe in pasto all’opinione pubblica e a chi non vuole che le persone siano felici essendo quello che sono.

E quali le/gli scrittrici/scrittori stranieri di gay romance che ritiene siano più importanti al momento? Io posso citare autori che sono importanti per il modo di scrivere il mondo gay, non solo sul romance e basta. Nel resto del mondo occidentale (e non solo) ci sono tanti autori che hanno contribuito a raccontare storie omosessuali e a diffonderle nel mondo. Posso citare i miei pilastri: Di sicuro David Leavitt, Yukio Mishima, Patricia Nell Warren, Marguerite Yourcenar, Alex Sanchez, Helen Humphreys, B.Hartinger, K. M. Sohenleim, W. Burroughs, Peter Cameron, Armistead Maupin, Gore Vidal, C. Isherwood. Se invece penso ai nostrani, che hanno o comunque meriterebbero fama internazionale, cito di certo Pasolini, Pier Vittorio Tondelli, Matteo B. Bianchi, Piergiorgio Paterlini e Luigi Romolo Carrino. Ma è difficoltoso ridurre tutto un mondo in pochi nomi.

12026488_10207772764508279_113119100_nRomance: le regole per scrivere un buon libro gay-romance? Cosa funziona in un romanzo di genere “romance”? Per me è attenersi alla realtà raccontando la verità senza per questo non dare risalto all’aspetto romantico della storia. Diciamo che bisogna dosare entrambi gli aspetti. Rinunciare ai ruoli o ai preconcetti che possono creare odio e pregiudizi di sicuro.

In una storia romantica, per me, funziona soprattutto la capacità di immedesimazione, sia nella situazione ma soprattutto nella parte emotiva. Le storie romantiche possono sembrare uguali a livello esperienziale (anche se non lo sono in realtà): ci si incontra, ci si ama, si vive la passione, si ottiene un rifiuto e si perde qualcosa. Ma quello che rende la lettura interessante è il modo con cui essa viene esposta: a livello di scrittura, con la giusta suspense, a livello emotivo, con la presenza di tutti quei segnali che sottendono il batticuore e il sentimento che si prova e si trasforma nelle sue fasi, e il livello di improbabilità, dove quella storia che può essere comune a tutti appare unica nel suo genere solo in quel determinato libro. Queste sono regole generali, che valgono per il romance a tutto tondo.

Cosa cerca un lettore in un romanzo gay romance o MM? Lo dicevo prima, il potere di immedesimarsi. Leggere un racconto o un romanzo e viverlo da dentro, riuscire a sentire le emozioni, riconoscerle come proprie, anche se magari certe situazioni non ci sono mai capitate. Credo che il lettore sintetizzi questa necessità nella lettura: la capacità di poter volare dentro la storia, magari riflettere su un concetto semplice, che ha a che fare con l’esperienza di tutti. Comprendere che non esistono amori al di là delle preferenze affettive, ma che appunto, si tratta degli stessi sentimenti.

Le idee, lei, come le trova? Dalla vita quotidiana. C’è un momento, quando mi metto in testa di scrivere una storia e ne immagino i contenuti, in cui un’emozione prende forma nella mia testa, magari accompagnata dalla musica che sto ascoltando in quel momento o da un avvenimento che vedo, constato… o che vivo. Poi ovviamente nel corso della scrittura dei miei appunti, le idee prendono forma, si raffinano e crescono, quasi per conto loro, tanto che a volte fatico a rincorrerle con la mia penna.

Le regole sono fatte per essere trasgredite. E’ d’accordo? E’ possibile trasgredire alle regole del “romance” anche in campo gay? Pienamente d’accordo. L’arte della scrittura, in quanto arte, deve ammettere la trasgressione per potersi evolvere, anche in campo romance e anche nella cultura gay. Senza diversificazione e stratificazione non si cresce mai. Ovviamente, se trattiamo la letteratura dal profilo LGBT, questa rivoluzione deve accompagnare i mutamenti socio-culturali della società di riferimento, in quanto si tratta di storie fortemente correlate a questo aspetto.

Dove va il gay romance? Cosa ne pensa del sempre più crescente interesse ? Che vi sia un interesse, a me fa solamente piacere, perché credo che la lettura e la letteratura possano aiutare, e tanto, a smuovere le coscienze e a riconoscere la dignità e i diritti. Dove vada, devo essere sincero, non lo so. Ma sono ansioso anche io di scoprirlo.

Un consiglio a chi vorrebbe scrivere “gay-romance”? Confrontarsi costantemente con la realtà. È fondamentale, per produrre una buona storia. Ma potrei aggiungere anche che è necessario vivere le esperienze senza preconcetti e lasciarsi guidare anche dalle idee o dalle situazioni che possono sembrare lontane dal nostro modo di vivere. Poi, ovviamente, studiare e documentarsi tanto, non arrendersi mai e continuare a formarsi a livello sociologico e a livello psicologico, per dare sostanza a tutti i meccanismi che non conosciamo a fondo se non li abbiamo sperimentati in prima persona. E infine, ma non meno importante degli altri, e comunque comune a tutti coloro che vorrebbero scrivere anche altri generi, suggerisco di leggere tanto. Di tutto, e non smettere mai. Senza leggere non si è capaci di scrivere, di questo ne sono abbastanza sicuro.

12011477_10207772735307549_1024800034_oAdesso qualche domanda sulla sua attività letteraria: ha da poco pubblicato un nuovo romanzo di genere  romantico a tematica LGBT per Amarganta. Vuoli parlarci un po’ di questo suo nuovo lavoro? Falene è quel cumulo di sentimenti che hanno sedimentato in me per tanti anni. Si tratta di una storia originale, che ha pochi legami con la mia vita ma nel contempo parla di tutto quello che ho avuto intorno, ho pensato e immaginato nel periodo della giovinezza. È di certo una storia a cui mi sono legato in modo molto stretto per ambientazione, la mia Cagliari, che è un piccolo diamante, per personaggi, perché è un po’ come se fossero i miei amici di sempre, che mi hanno sorretto ogni volta che ho avuto fatica a credere nei sogni. In sé è un romanzo sentimentale e nel contempo introspettivo, di formazione, perché ciascuno dei componenti principali della storia partono affrontando i loro difetti per arrivare al cambiamento personale, a crescere. Nella loro metamorfosi, il motore che muove tutto quanto è l’amore.

Falene è la storia di una coppia, all’apparenza ormai collaudata e serena nel loro vivere insieme che però subisce uno scossone: il protagonista infatti prende una decisione improvvisa sull’onda di una insoddisfazione nel rapporto con il suo compagno che cambierà le loro vite. Storia di ordinaria , oppure extra-ordinaria, visto che si sta parlando di una coppia gay, amministrazione? Cosa voleva raccontare e quale messaggio trasmettere attraverso le storie di Manlio, Enrico, Francesco, Mirna & Co.? Direi che è una storia ordinaria, che può succedere a tutte le coppie del mondo, a prescindere dal genere del partner. La metafora fondante della storia è la rivoluzione personale: la falena, un insetto che può apparire insignificante ma che, come tutte le farfalle, attraversa le fasi della crescita interiore e si evolve, con il compito di amare la luce incondizionatamente, a rischio della propria esistenza. È il suo scopo, la sua avventura. Come per gli umani lo sono i sentimenti e i sogni. Infatti, io penso, che Manlio, Mirna, Enrico ma anche tutti quanti noi, dentro siamo delle falene.

12022071_10207772748147870_30416076_oLei è uno scrittore. Questa storia secondo lei sarebbe stata raccontata diversamente se l’autore fosse stata donna? Su cosa avrebbe calcato di più la mano in termini di circostanze e descrizioni rispetto a quello che invece ha dato risalto lei, in quanto maschio? No, due volte. Io non sono uno scrittore, perché fare lo scrittore significa farlo di mestiere e io ho tanto imparare ancora. E il secondo no invece lo rivolgo alla questione di genere. Per saper scrivere una buona storia romantica, non serve essere donne. Così come per scrivere una bella storia LGBT e M/M non bisogna essere gay. Serve una dote che va al di là del genere e che appartiene solo alle persone: l’empatia. Ma non solo la capacità di capire, ma anche quella di trasferire in termini emotivi a chi legge. Io ho sempre detto che la più bella storia d’amore omoaffettiva sinora l’ha scritta una donna.  In Falene, non per presunzione, perché questa è una valutazione che faccio per tutti quanti, non penso che nessuno avrebbe potuto scriverla diversamente o meglio. Perché quella è semplicemente una mia storia, con le mie emozioni, le mie esperienze e i miei pensieri, che appartengono a me. qualsiasi altra mano… avrebbe semplicemente costruito una sua storia. Simile, migliore, che magari funziona di più… ma sono cerco che non sarebbe stata, ovviamente, quello che invece Falene ha rappresentato per me, in quanto mia. Con tutti i pregi o i difetti che ha.

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