LE MIE INTERVISTE PER BABETTE BROWN: ADELE VIERI CASTELLANO

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Prima domanda di rito: perché scrivere? Come è nata questa “necessità” e quando? Questo bisogno di mettere sulla carta i miei pensieri risale a tanto tempo fa, non mi ricordo neppure quando. So che ero molto piccola, forse in terza elementare; da allora l’esigenza di scrivere è sempre stata pressante, irrinunciabile. Metti in conto che sono anche un’inguaribile romantica, che adoro la storia antica e la storia in generale. Il risultato è un mix pericoloso.

Come scrivi? Penna e carta, moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, ipad, iphone? Portatile, fedelissimo portatile, e varie agendine tascabili, da mettere in borsa, dove annotare le idee, perché quelle sfuggono velocemente e quando arrivano bisogna subito trascriverle sulla carta.

C’è un momento particolare nella giornata in cui prediligi scrivere i tuoi romanzi? Di solito nel pomeriggio, o la notte.

Che cosa significa per te scrivere? Scrivere è sognare, innanzi tutto. Tutto il resto viene dopo.

Ami quello che scrivi, sempre, dopo che lo hai scritto? A volte non lo riconosco neppure ma in genere sì, mi piace perché sono riuscita a mettere sulla carta i miei sogni, i deliri, scorci di storie che prima erano solo nella mia mente e che, da quel momento in poi, saranno anche di altri.

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