Mara Roberti “nasce” nel 2013, con le prime commedie romantiche scritte per Emma Books. E in un certo senso, cresce insieme alla casa editrice, muove i primi passi in un genere, il “rosa” italiano, che attraversa una fase di grandi cambiamenti. Ha esordito con Love Trainer, a cui sono seguiti Le scarpe son desideri, Le regole degli amori imperfetti e Frittata alle ortiche, tutti per Emma Books. Ha anche un blog, Rosa per caso, dove racconta le avventure di una femminista alle prese con il rosa, perché è convinta che femminismo e rosa abbiano molto in comune e che possano farsi un gran bene a vicenda.
Oggi non più solo appannaggio delle donne ma anche qualche uomo spunta tra i nomi degli autori, scrivere “rosa” perché, secondo lei? I nomi maschili nella narrativa sentimentale ci sono sempre stati, basta pensare a Nicholas Sparks, o ai francesi, come Nicolas Barreau. In Italia forse si era più restii a farsi catalogare nel rosa. Ora, fra autopubblicazione e digitale, è più facile sovvertire gli schemi tradizionali e si rischia di più. Oltre al fatto, va detto, che è ormai risaputo che il rosa è uno dei generi che vende di più. Quindi, come dire, l’occasione fa l’uomo… rosa!
Il genere “rosa” è quello che in campo editoriale vende di più e quello che suscita più pregiudizi: perché secondo lei? Sul perché susciti più pregiudizi io ho una mia teoria, collegata a quello che chiamo il “femminismo rosa”: l’intrattenimento puro delle donne infastidisce, quindi va bollato in qualche modo. È vero che non sempre è narrativa di qualità, ma è anche vero che è uscito ben di peggio in libreria o in edicola senza suscitare reazioni tanto indignate e tanto sarcasmo. Io credo che le donne che parlano di sentimenti in realtà facciano paura, perché una donna che si emoziona, che è capace di gestire le proprie emozioni, è una donna in grado di combattere per i propri diritti.
Quali sono le scrittrici/gli scrittori rosa italiane/i più importanti, attualmente, sulla scena editoriale secondo lei? Preferisco non fare nomi, in parte perché è il modo migliore per offendere involontariamente qualcuno e in parte perché appena terminata l’intervista mi verrebbe in mente qualche nome da aggiungere. La scena editoriale italiana sta cambiando molto e io noto un rosa più coraggioso, con protagoniste più consapevoli, che compiono prima di tutto un viaggio dentro se stesse. Che imparano a essere felici, e solo dopo averlo imparato riescono a vivere l’amore. Questo è il rosa che mi interessa di più, perché unisce alla componente di intrattenimento spunti più intimi e profondi. Credo che i confini del genere si stiano allargando sempre di più e questo significa che si sta arricchendo di spunti nuovi.
E quali le/gli scrittrici/scrittori stranieri? Stanno emergendo romance sempre più umoristici, con dialoghi frizzanti e situazioni spassose. È un segno che la scrittura ha sempre più importanza, che si va alla ricerca di uno stile, di una impronta personale. Anche questo è un aspetto significativo del romance di oggi, italiano e straniero. Si punta alla firma, a uno stile riconoscibile, non più a uniformarsi all’interno di una collana. Non leggo molto rosa in senso stretto, preferisco i testi che sfuggono alla definizione, pur raccontando storie d’amore. Ora per esempio sto leggendo Kate Morton, che non mi delude mai.
Romance: le regole per scrivere un buon libro “rosa”. Cosa funziona in un romanzo di genere “romance”? Credo che la prima regola sia emozionarsi mentre si scrive. Le lettrici di rosa sono esperte e smaliziate, riconoscono un “trucchetto” narrativo da lontano e non si lasciano fregare facilmente. Ma se chi scrive si emoziona davvero, in qualche modo quelle emozioni arriveranno sulla pagina e quel trasporto autentico contagerà anche il lettore. Non è facile, ma credo che la sincerità, unita al rispetto delle regole del genere, sia fondamentale. Non mi fido di una scrittrice a cui non sono sfuggiti almeno un sospiro e una lacrima, mentre scriveva, proprio come non mi fido di un cuoco che non assaggia quello che cucina.
Cosa cerca un lettore in un romanzo rosa? Il diritto a essere felice. Il diritto a sognare, a credere nelle favole. Un universo in cui tutto ha un senso, in cui tutti possono redimersi e avere una seconda possibilità. Un romanzo rosa è come una cioccolata calda, come un buon tè, come un massaggio. Lo scegliamo quando abbiamo bisogno di emozioni positive, quando cerchiamo una via di fuga nel piacere.
Le idee, lei, come le trova? Sono convinta che si scriva tanto meglio quanto più vicino si arriva al punto dentro di noi che fa male, alle ferite che ci portiamo dentro. Quando sento che inizia a farmi male, capisco che da quelle parti c’è qualcosa che vale la pena di scrivere. Poi cerco di costruirci intorno un universo che risvegli sensazioni positive (i cani, le scarpe, il tè, per esempio) e di trovare i punti di contatto fra quell’universo e la storia che voglio raccontare.
Le regole sono fatte per essere trasgredite. E’ d’accordo? E’ possibile trasgredire alle regole del “romance”? Tutte, tranne una: il lieto fine.
Dove va il romance? Cosa ne pensa della “deriva” LGBT e MM? Io credo molto in un rosa sempre più femminista, ossia un rosa che insegni alle donne a essere felici, a convivere con le proprie emozioni senza sensi di colpa. Un rosa che ci aiuti a conoscere meglio noi stesse e quindi anche a lottare per i nostri diritti nella vita di tutti i giorni. Perché nel momento in cui impariamo a sognare e a credere nei sogni, poi pretenderemo di realizzarli. Questo è per me un rosa femminista. Non deve necessariamente proporre eroine particolarmente coraggiose o intraprendenti e neanche affrontare tematiche considerate “di genere” (anche se ovviamente non ho niente in contrario). È il rosa in sé a essere femminista, purché sia un rosa intelligente e consapevole, che dà per scontato di rivolgersi a donne intelligenti e consapevoli. Troppo spesso ci si cimenta nel rosa pensando che sia alla nostra portata, che sia il “più facile” dei generi letterari. Non è così, è un genere molto affollato e quindi ospita testi più o meno riusciti, questo sì, ma il rosa che vale si distingue dagli altri e non è affatto facile. Non è facile scriverlo e non è facile neanche leggerlo, perché spesso tocca tasti profondi. Vivere le emozioni non è facile, al contrario, forse per questo chi non è capace di farlo sbeffeggia chi accetta la sfida.
Il romance con protagonisti solo maschili o solo femminili è nato come fenomeno di nicchia reso possibile dal digitale e credo che finirà per fondersi in qualche modo con il rosa diventando uno spunto in più, un’alternativa. Spesso questi romanzi propongono una componente drammatica che al rosa attuale manca e credo che sia una delle ragioni del loro successo. Detto questo, una storia d’amore resta sempre una storia d’amore, indipendentemente dal sesso dei protagonisti.
Un consiglio a chi vorrebbe scrivere “romance”? Metterci dentro se stessi, quello che si è davvero, non nascondersi dietro il genere, pensando che imponga un certo stile e certe tematiche. Non cercare di assomigliare al rosa, ma fare in modo che il rosa assomigli a noi. Molto meglio osare, tentare strade nuove, anche quando sembrano incompatibili con il genere. Io all’inizio ho vissuto con un po’ di fatica il conflitto fra le mie idee, il femminismo e il rosa, così come era visto e percepito da molti. Poi ho capito che il “trucco” era venire allo scoperto, essere sinceri, ed è nato il “femminismo rosa”. Siamo in un’epoca in cui la sincerità paga, se usata con attenzione e intelligenza. E in un’epoca pronta ad accettare gli accostamenti più inusuali e gli sconfinamenti più audaci. Approfittiamone!
Grazie Amneris per la bellissima intervista!
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La scena editoriale italiana sta cambiando molto e io noto un rosa più coraggioso, con protagoniste più consapevoli, che compiono prima di tutto un viaggio dentro se stesse. Che imparano a essere felici, e solo dopo averlo imparato riescono a vivere l’amore. Questo è il rosa che mi interessa di più, perché unisce alla componente di intrattenimento spunti più intimi e profondi. Credo che i confini del genere si stiano allargando sempre di più e questo significa che si sta arricchendo di spunti nuovi.
Ti adoro!
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🙂 Ero sicura che questa parte ti sarebbe piaciuta!
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