L’incredibile caso del furto del lieto fine

“Riprendiamoci il rosa. Riprendiamoci le nostre emozioni. E quando arriveremo al fondo di quella che chiamavano la nostra debolezza, scopriremo di essere più forti che mai.”

APPROVO.

Rosapercaso

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I  pubblicitari le inseguono, i politici le blandiscono, il merchandising le scimmiotta, lo storytelling le esibisce come trofei. Le emozioni sono l’ultima frontiera della privacy, la chiave d’accesso ai nostri sogni più segreti, pronti per essere trasformati in denaro sonante.

E fin qui niente di male o almeno niente di nuovo, se non fosse che per l’altra metà del cielo le cose finora sono andate in modo ben diverso. Quante di noi sono cresciute imparando a nascondere le proprie emozioni, se volevamo sembrare credibili ed efficienti? Quante volte ci siamo sentite ripetere che le donne che si emozionano sono irrazionali, inaffidabili, fragili, isteriche, umorali? E quando leggono per emozionarsi sono superficiali, retrograde, disimpegnate? Ci hanno insegnato a diffidare dalle emozioni, a nascondere i nostri sogni dietro lo strofinaccio o almeno dietro un atteggiamento pratico e concreto. I have a dream sulle labbra di una donna sarebbe suonato ingenuo e sconveniente. 

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