CHIARA SEGRE INTERVISTATA DA ME PER BABETTE BROWN.IT

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Ami quello che scrivi, sempre, dopo che lo hai scritto?

Devo dire che fino ad ora sì, sono sempre stata soddisfatta di tutto ciò che ho scritto e pubblicato. Credo che dipenda anche dal fatto che sono abbastanza lenta nella mia produzione, in media esce solo un mio libro all’anno, quindi ho tanto tempo per rivedere i miei testi, e limarli fino all’inverosimile. Anche se, ovviamente, la perfezione è impossibile da raggiungere.

Rileggi mai i tuoi libri, dopo che sono stati pubblicati?

Sì, sono di fatto obbligata a farlo: scrivendo per bambini e ragazzi, mi capita spesso di fare letture animate dei miei libri. Ma devo dire che è una delle parti del “lavoro” di scrittrice che preferisco.

Quanto c’è di autobiografico nei tuoi libri?

Moltissimo, direi praticamente tutto. Non tanto per gli episodi in sé, quanto per le emozioni e i personaggi che racconto. Tutto ciò che scrivo prende spunto da un fatto vero, da qualcosa che ho vissuto o che mi hanno raccontato, o di cui ho letto o studiato. Poi c’è la fase creativa, di rielaborazione. Penso che l’opera di ogni scrittore sia sempre un po’ autobiografica, in questo senso.

Quando scrivi, ti diverti oppure soffri?

In generale mi diverto un sacco. Nel mio romanzo “Una spiga per Kahlim” mi sono fatta tantissime risate insieme ai miei personaggi, e nella finzione letteraria, mi sono anche presa piccole rivincite che avrei voluto poter avere nella mia vita vera. In altri libri, ad esempio gli albi “Gedeone” e “Oscar il gatto custode”, dove tratto temi complessi e delicati come la morte e il ricordo, il sentimento preponderante è stato la commozione.

Trovi che nel corso degli anni la tua scrittura sia cambiata? E se sì, in che modo?

Non credo sia cambiata tanto nello stile, ma sicuramente è maturata la mia capacità di gestire la trama e la narrazione.

Come riesci a conciliare vita privata e vita creativa?

Eh…. Domanda di riserva? Scherzo! Ci vuole una grandissima organizzazione e forza di volontà. Sono fortuna ad avere un compagno molto comprensivo, che non si arrabbia quando mi “isolo” serate intere a scrivere.

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