Due anni fa, circa, un’amica che oggi non sento più tanto spesso, mi consigliò di leggere questo libro. Fu proprio una sorta di imposizione del tipo:
– Vuoi leggere davvero qualcosa di devastante e bellissimo? Qualcosa che ti faccia piangere calde lacrime e ti lasci con la testa sognante per alcuni giorni? Leggi Io prima di te di Jojo Moyes.
Insomma, tenni a mente il consiglio, misi il libro nella lista dei desideri di Amazon e per un po’ me ne dimenticai.
Poi capitò che quella famosa lista si ingrossasse ogni giorno di più e un pomeriggio di decisioni prese senza pensare, feci click su “metti nel carrello” e due giorni dopo esatti, il libro mi arrivò a casa direttamente.
Nel frattempo avevo googlato l’impossibile su questo libro, cercando di capire perché fosse piaciuto così tanto. Stranamente le recensioni in cui mi imbattei non erano molto esplicite, per cui, nonostante io sia maestra nel #killjoy dello spoiler selvaggio, non mi rovinai nessuno dei colpi di scena che il libro è in grado di regalarti.
Non lo lessi subito.
Decisi che per un po’ avrebbe dovuto restare lì, sulla libreria, ad aspettare che io fossi pronta.
Me lo portai dietro ovunque, sempre intonso, sempre inviolato, per oltre un anno.
Finché quest’estate non decisi, distrattamente, con un po’ di diffidenza, di aprire e leggere le prime pagine. Poi le seconde, le terze e così via.
Confesso di aver pianto singhiozzoni con lacrime così grosse che nemmeno le bollicine di una bottiglia di Perrier tutte insieme e di esser felice di averlo fatto in casa, da sola, alle 3 del mattino dopo una lettura ininterrotta per due giorni di fila.
Insomma, una cosa che non mi capitava da anni e che forse, a quei livelli non mi era capitata.
Non per via di un libro, comunque.
Intendiamoci, Io prima di te NON è il capolavoro del secolo, non si avvicina neppure lontanamente a opere d’arte quali quelle di Jane Austen, Charles Dickens, Elizabeth Gaskell o Henry James. E’ un romanzo d’amore, neppure a lieto fine (sorry for the spoiler), e assomiglia, se bisogna dirla tutta a un altro romanzo da cui è stato tratto un film che è piaciuto a tutti e che ha fatto parlare molto di sé. In parte, comunque, se proprio vogliamo parlare di comuni analogie, Io prima di te ripropone la storia di raccontata in un film di molti anni fa, interpretato da Julia Roberts e Campbell Scott e tratto da un romanzo di Martin Leinbach. Quindi sì, c’è anche questa cosa delle singolari “similitudini” con altri romanzi/film già letti/visti e divenuti popolari nel tempo, anche se, parliamoci apertamente, questo libro con “quelli” non ha molto a che fare. Semplici pure analogie, nient’altro.
E’ un libro scritto in maniera semplice, non ha chissà quali svirgolate di stile. Anzi, in certi punti è spiazzante perché dal Punto di Vista della protagonista, si passa repentinamente e solo per due, massimo tre pagine, al PdV di un personaggio minore, che dice la sua sulla questione. Per poi passare di nuovo alla narrazione regolare e normale.
Insomma, tra storia non proprio originalissima, stile semplice e struttura narrativa spiazzante, cos’è che ha fatto piangere e sospirare e gridare alla meraviglia milioni di lettori in tutto il mondo (perché questo libro ha avuto un successo planetario)?
Non so se riesco a spiegarlo in poche parole: quello che fa di questo libro una piccola meraviglia della narrativa degli ultimi anni è la storia d’amore. Improbabile, impossibile e forse anche un po’ assurda.
Ma storia d’amore, pura e semplice, sempre e comunque.
Inizialmente leggi senza renderti conto di cosa stia succedendo tra le mura del castello dove vive lui, tra le piccole stanze dove convivono invece i famigliari di lei, e soprattutto non ti rendi conto di quello che sta per succedere ai due protagonisti. Le premesse puntano tutte dritto un enorme fallimento e ci si immagina subito che entro pochissimo i due personaggi principali si manderanno bellamente a quel paese. Lui è stronzo come pochi – ma nelle sue condizioni un occhio indulgente il lettore glielo concede – lei goffa e anche un po’ inetta, se vogliamo, perché inizialmente non è che ci metta proprio tutto ‘sto grande impegno a capire come fare a prendersi cura di un uomo in quelle condizioni. Però il suo impegno e testardaggine sono encomiabili, lei ci prova, ci prova con tutti i mezzi, con tutte le forze che si ritrova in corpo.
Quello che è bello, è il constatare come i due personaggi cambino mano a mano che la narrazione si inoltra verso il cuore della storia: Lou tende sempre più ad ascoltare Will, a sentirlo vicino molto più della sua stessa famiglia, che non la comprende (nemmeno ci prova), che si approfitta di lei senza mai approvarla (neppure per sbaglio), e prende ad apprezzare sempre meno il fidanzato storico (un idiota egocentrico solo preoccupato ad allenarsi e a vincere una stupida maratona), Will invece d’altro canto, permette a se stesso di abbassare la guardia e di fidarsi di Lou, e ad aprirsi con lei come non ha fatto con nessun altro. Non è uno sguardo e BUM, amore. No. E’ un conoscersi lento, tra una caduta e l’altra, tra un inciampo , un fallimento dopo l’altro. E’ un rialzarsi dopo la caduta e riprovarci subito, anche quando ti dicono “lascia stare, che non è cosa!”.
Non è la classica storia d’amore dei romanzi rosa, e non perché non c’è lieto fine, (sorry for the spoiler) non perché non vengono rispettati i canoni del “romance” ma perché è l’incontro tra due persone quanto mai improbabili l’una per l’altro. Due persone che, non fosse mai successo ciò che accadde a Will, non si sarebbero mai neppure guardate in faccia per un secondo, se si fossero incontrate per caso.
E’ una storia d’amore diversa e che dà speranza. Che alimenta la fiducia in quello che può essere il potere dell’Amore. L’Amore magari non sana tutte le ferite, non è la soluzione a tutti i problemi, non è la risposta a tutte le domande ma è comunque un propellente che ti permette di vivere. Che ti permette di continuare a vivere nonostante tutto. O morire, nel caso, con la soddisfazione di aver vissuto pienamente il poco tempo che ti era stato concesso, semmai. Amore che ti fa dire “Ok, ci sto” a tutto quello che può capitare. Amore che supera ogni tipo di barriera, sia essa fisica che spirituale o sociale. Perché, in fondo, a noi piace immaginare che l’Amore faccia questo. E quando un libro te lo mostra, anzi, no, meglio, te lo dimostra, allora è tutto molto meglio. Anche se non c’è il lieto fine. Anche se il finale ti strappa il cuore e ti fa piangere litri di lacrime (Sorry for the spoiler)
Ecco cosa fa Io prima di te. Ti dà speranza nell’Amore. Qualunque esso sia e soprattutto con chiunque esso sia vissuto. Se sincero, genuino. Improbabile, anche.
Per questo, quando si finisce di leggerlo si piange.
Non di tristezza.
Magari di solo rimpianto.
E poi, proprio per soddisfare quel rimpianto, si inizia a leggerlo di nuovo, tutto da capo.
P.s.: il film tratto da Io prima di te di Jojo Moyes uscirà quest’anno, il 23 giugno 2016. Stay Tuned!
L’ha ribloggato su Sono Solo Scarabocchie ha commentato:
GENTE!
Lo sapete, vero, che oggi il film è uscito in USA?
E che…
Lascio a voi la conclusione.
Con Io prima di te, in Italiano, invece, ci vediamo dal 1 settembre al cinema!
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