Ricordo di esser rientrata dal Brasile alla fine del 1993 e mentre tutti impazzivano per la novità del telefono cellulare (che non mi ha mai affascinato più di tanto), io sentivo parlare, per la prima volta dagli amici brasiliani che mi scrivevano di “email“.
Attraverso uno strano “indirizzo” corredato da una “chiocciolina”, si poteva corrispondere in maniera così veloce che una lettera – normalmente, da Rio de Janeiro a Bologna una busta inviata per posta ordinaria avrebbe impiegato dieci giorni – arrivava a destinazione in pochi minuti. Era una cosa così incredibile che non sembrava possibile.
Avevo sempre desiderato di possedere un computer mio. Avevo lavorato, prima di partire per l’America Latna, nel 1990, con un personal computer in ufficio. La possibilità di avere un programma di videoscrittura che mi permettesse di archiviare tutte le parole senza perderle e poi modificarle, cambiarle, cancellarle e riscriverle senza dover impazzire tra fogli scritti a mano e carte carbone, era il mio sogno proibito. Ma era un oggetto così costoso da non poter certo immaginare di poterne avere uno in casa.
Per cui, approfittai di alcuni amici di mio padre che iniziavano a organizzare corsi di computer e partecipai. Così, solo per il gusto di trovarmi di fronte a un monitor e una tastiera e “giocarci” per qualche ora.
Si parlava della differenza tra email e website (allora la differenza non era molto chiara) e mi fecero vedere l’invio di una email di prova.
Ricordo ancora l’emozione. Avevo visto qualcosa che sembrava piuttosto una specie di magia.
Il CNR bolognese, qualche tempo dopo organizzò un corso per aspiranti imprenditori della Rete, e siccome era gratuito, partecipai. Mi inventai un’idea imprenditoriale, qualcosa molto vicina a quello che anni dopo sarebbe diventata “Google Earth”, e ottenni persino il plauso per l’idea da parte degli organizzatori. Cercai di provare a realizzarla ma non riuscii a trovare le persone disposte a investire con me quell’idea. La cosa buffa, se ci penso, è che parte di quell’idea, ancora oggi non è stata realizzata. E sarebbe un’idea fighissima.
Trascorsi praticamente i successivi sei anni a leggere tutto quello che c’era su internet, ma il mio primo personal computer lo ebbi solo nel 2000.
Frequentai un corso per “esperto in reti telematiche e commercio elettronico” organizzato dalla Fondazione Aldini Valeriani, solo per la voglia e il bisogno di conoscere di più la rete e i suoi segreti.
Amavo così pazzamente Internet che ero disposta a studiare, trascorrere giornate intere a parlare solo di quello e tutto senza avere un computer mio. Il corso durò otto mesi, con conseguente esame di stato. Oggi dovrei essere un’esperta di reti telematiche, ma a me quello che piaceva sul serio era costruire pagine web fare siti, lambiccare con l’html, e rimpiansi tanto il non aver frequentato negli USA il corso di studi per programmatore, che anni prima (nel 1987) era disponibile.
L’amore per la scrittura – l’antico, vecchio amore – è arrivato solo molto dopo, nel 2003. Avevo già scoperto le Web Community e iniziai a scrivere qualche racconto.
Ma l’amore per internet, per il computer e per il web in generale non è mai morto. Si è trasformato.
Oggi, purtroppo sono un addicted.
Dovrei smettere.
Ma non ci riesco. E sapete perché?
Perché del web quello che mi ha sempre affascinato è stata la possibilità di SPERIMENTARE.
E ancora adesso, nonostante tutto sembri esser stato inventato, sento che è ancora possibile.
Buon compleanno, Internet.
A me hai regalato una vita diversa.
Soprattutto mi hai reso il mondo a un tocco di click.
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