BABETTE BROWN PER IL TERREMOTO: UN GESTO D’AMORE

Riprendo a scrivere sul blog dopo alcune settimane di silenzio. Troppe cose sono successe e troppo poca è stata la voglia, il bisogno, le cose effettivamente importanti da dire. E poiché sono ligia alla regola carveriana del “Si scrive perché si ha qualcosa da dire, non per dire qualcosa”, ecco che fino a oggi sono stata zitta. Ma dopo quanto è successo in provincia di Rieti (Amatrice, Accumoli ecc…) restare inermi e in silenzio è quasi impossibile.

E dal blog di Annamaria Lucchese, aka Babette Brown, la voce di autrici e autori amici del blog si è alzata e vuole farsi sentire quasi con prepotenza.

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Federica D’Ascani ha avuto un’iniziativa lodevole. Ha lanciato un appello a tutti gli autori e le autrici di buona volontà: regalare un racconto, da pubblicarsi sul blog per spingere i lettori a riflettere e, senza obbligo alcuno, donare qualcosa per i terremotati di Agosto 2016; alla fine del progetto, un ebook i cui proventi saranno devoluti completamente in beneficenza e sempre in favore dei terremotati di Amatrice.

Terremoto. C’è stato un terremoto. Lo sappiamo tutti, come ignorarlo? La Terra s’è sgranchita le ossa e sulla superficie le case non hanno retto. Con loro, anche le persone che vi abitavano. Città rase al suolo, altre in bilico tra il crollo e la resistenza, altre ferite di striscio che ancora si guardano attonite, come fossero persone sopravvissute, ascoltando l’eco straziante che si è levato in pochi istanti e che ha inglobato tutto il resto. Di notte, sempre di notte. Come fu in Emilia, come avvenne per l’Aquila. La Terra sembra sentirsi a proprio agio al buio, ma noi non riusciamo a dire la stessa cosa. Al buio non si vede a un palmo dal naso, al buio ci si sente ancora più piccoli, ancora più fragili. Al buio tutto acquista l’aroma inquietante dell’ignoto. E noi non siamo fatti per stare al buio. Noi vogliamo la luce, la vita, la speranza. Non mi dilungherò su ciò che è stato, sulle persone che dormivano e che sono state buttate giù dal letto con una violenza inaudita. Le notizie si rincorrono, anche troppo. Forse l’offerta, questa volta, ha superato la richiesta, eppure siamo informati abbastanza di ciò che avviene nel Centro Italia da voler chiudere gli occhi per respirare. Sapete? È stato proprio questo bisogno a cui ho pensato la mattina dopo il terremoto di Amatrice e Accumuli. Il 24 agosto mi sono svegliata nel mio letto, accanto a mio marito e mio figlio, e ho pensato al respiro che i miei polmoni chiedevano, un respiro pulito, privo di polvere, calcinacci, ansia, terrore. Come me, tutti gli altri. Specialmente loro: le vittime. E allora mi sono chiesta cosa fare, come intervenire. Per dare una mano, sì, ma anche per regalare a chi vive questi momenti in presa diretta un momento di grazia. Quella grazia che la Terra si è presa e che non restituirà tanto velocemente. Tra le pagine del blog di Babette abbiamo imparato a condividere le nostre conoscenze, le sensazioni e i sentimenti. Perché non farlo anche adesso? Perché non regalare un po’ del nostro tempo ai lettori, chiedendo in cambio di tendere una mano a chi ne ha bisogno? Non raccoglieremo fondi, non siamo una onlus e siamo per la maggior parte scrittori. A ognuno il suo e, al di là delle polemiche, ci sono professionisti seri che stanno lavorando per le persone colpite dal sisma, ma anche per noi. Perché Amatrice siamo noi, come lo sono Accumuli, Camerino, Pescara del Tronto, Norcia… Lì avremmo potuto esserci noi, dobbiamo pensarci. La Croce Rossa lo fa. La Protezione Civile lo fa. Save the Children lo fa. Per questo abbiamo deciso di mettere in campo la nostra arte. In maniera gratuita, certo, ma con un occhio alla calamità che ha devastato vite e speranze. <<< continua sul blog di Babette>>>

All’iniziativa parteciperò anche io, ovviamente. E chi vorrà, potrà leggere un mio racconto, prossimamente pubblicato sul blog. Per il momento, questo il booktrailer, realizzato da Maddalena Cafaro, commovente ed emozionante per presentare l’iniziativa.

 

Quindi che dire?
Buona riflessione e buona lettura.

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