CASE EDITRICI vs. SELF-PUBLISHING #Episode n.2

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Vi ricorderete il post di un anno fa SELF-PUBLISHING VS. CASE EDITRICI: CONSIDERAZIONI DI UNA NEOFITA nel quale esponevo alcuni dubbi circa la effettiva convenienza da parte di uno scrittore – aspirante o emergente che fosse – a tentare la via dell’auto-pubblicazione. Le considerazioni che facevo erano un po’ i dubbi che tutti i neofiti di questo mondo si pongono. La Casa Editrice, dicevo, in fondo non è altro che una sorta di copertina di lana, ti avvolge, ti protegge, ti offre servizi che altrimenti sei costretto a pagarti di tasca tua, ti sostiene e si occupa di te e del tuo libro.

Ho pubblicato DUEL, il mio primo auto-prodotto, quasi per dimostrare che auto-pubblicarsi non conviene. Ma a Duel si è poi aggiunto MISTERIOSO E’ IL CUORE, e oggi il racconto lungo VORREI AVERTI ADESSO, appena pubblicato gratuitamente in tutti gli store. E il perseverare credo la dica lunga su come e cosa pensi io oggi dell’auto-pubblicazione.

Non solo. Ho letto molti self-published pubblicati da altr* collegh* in questo anno. Alcuni, lo ammetto, di pessima fattura. Refusi, errori grammaticali, incongruenze nella trama, azioni deboli e spesso con dinamiche irrealistiche a non finire.

Ma, nel marasma della fuffa editoriale autoprodotta ho estratto veri  propri gioielli.

Alcuni di autori che conoscevo già e che seguivo da tempo, come Stefano Santasiere (subito reclutato da Newton & Compton che lo ha strappato dalle maglie comode e audaci dell’autoproduzione per aggiungerlo alla sua scuderia) e Lucrezia Scali (Te lo dico sottovoce, un romance insolito, non banale, diverso per ambientazione e caratterizzazione dei personaggi), per non parlare delle mie recentissime letture: Karen Waves ed Emiliana De Vico (le cui recensioni ai loro romanzi potrete leggere su http://www.babettebrown.it in questi giorni) e Marion Seals per citarne solo alcuni.

Romanzi belli. Arguti. Insoliti.

Personaggi non banali (BASTA con i Principi Azzurri, BASTA con i Multimiliardari che scopano forte, soprattutto BASTA con i palestrati senza un etto di ciccia e altrettanto cervello!) dal carattere forte, duro ma impegnati socialmente, con messaggi da dare attraverso l’esempio (come per il personaggio leader del romanzo di Emiliana de Vico Non lasciarmi mai indietro) o uomini dalle ambizioni semplici, che aspirano a vivere nella natura e per mezzo di essa e di amare una donna scorbutica ma dal gheriglio tenero nascosto all’interno di una corazza solida costruita attorno al cuore (come per Whon-ho, il maschio “Alpha” di Le Cesoie di Busan di Karen Waves).

Poliziotti, assistenti sociali, agricoltori, bagnini, baristi, spazzacamini. Chi l’ha detto che l’eroe deve essere ricco, bello e dannato?

La narrativa del Self-publishing sta attuando una piccola rivoluzione: se le Big stanno mantenendo le loro precarie vendite in equilibrio con argomenti ormai obsoleti e stereotipati, pubblicando a iosa decine e decine di romanzi fotocopia, nell’autoproduzione c’è fermento, c’è passione e soprattutto c’è voglia di sperimentare.

E’ un po’ come quando uscirono i blog nei primi anni 2000: molta fuffa, molta scrittura banale e condivisione di “giornate tipo” insulse e senza mordente. Ma in mezzo a quei diari online senza spina dorsale quanta sperimentazione, quanta originalità e soprattutto, quanto genio ancora da scoprire? Non a caso molti dei primi blogger di ieri, oggi sono affermati opinionisti, giornalisti, scrittori e conduttori televisivi. I blog di allora sono ormai defunti, le sperimentazioni si sono trasferite altrove ma il fermento rimane. Ed è nell’autoproduzione letteraria.

E io voglio stare dove c’è fermento.
Perciò a un anno dalla mia prima esperienza dico: Self-publishing sì, sapendo scegliere.

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