STRANE COINCIDENZE? IO NON CREDO

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Sono nata a San Paolo del Brasile.
Anni fa.
Tanti anni fa.

Una delle prime cose che ricordo di quando ero bambina è questo nome strano che mi era stato dato, per sbaglio, da mia madre e l’orgoglio inconscio di esser nata in quel paese lontano.

Quando adolescenti si cercava di rendere il proprio nome un po’ più esotico – tipo aggiungere una “Y” o una “X” al proprio nome, cose così – io sapevo di non aver bisogno di niente perché il mio nome era già esotico di suo.

Ho sempre amato le Sirene. Fin da bambina. Però la favola della Sirenetta mi angosciava perché non ero d’accordo con il suo sacrificio: io sarei rimasta sirena, non sarei mai voluta diventare umana, nemmeno per amore.

Il mare mi ha sempre attirato. Amo soprattutto il mare d’inverno e in burrasca. Potrei stare a guardarlo per ore. Ha su di me un effetto ipnotico: se sono su una banchina o su una passerella in un porto, devo concentrarmi, sforzarmi di restare sulla terraferma, perché le onde del mare mi attirano e potrei finirvi dentro senza rendermene conto.

Il mio unico romanzo – una trilogia – fantasy è ambientato nel Mondo degli Abissi, tra Sirene, Tritoni e altre

Sirena all'orizzonte
Sirena all’orizzonte

creature fantastiche marine.

Uno dei miei romanzi “rosa”, il primo mai scritto e terminato,  si intitola “Sirena all’orizzonte“.

Il mio nome, se letto al contrario, in qualche modo si legge come Sirena. Amneris… Sirenma. C’è quella M di troppo, che in qualche modo interrompe una sorta di percorso, sembra dirmi che non tutto è così semplice come uno vorrebbe credere. O forse che sono una sirena differente, o meglio,  “diversamente sirena”. Può darsi che sia questo, sì. 

Tornata in Brasile, a Rio, città che amo di un amore profondo, ho abitato alla Lagoa, vicinissima a Copacabana e a Ipanema, ma è Ipanema il mio quartiere del cuore.

Ipanema deriva dalle parole tupi-guarani che vuol dire “acqua inaffidabile”, água imprópria para nadar e para pescar.  Infatti, quando a Ipanema, vai per fare il bagno e ti fermi sul bagnasciuga per entrare in quelle acque gelide, (sembra di entrare in una vasca piena di cubetti di ghiaccio, anche in Dicembre a 42 gradi all’ombra), la corrente che lambisce la sabbia è talmente forte che sembra siano mani che ti afferrano i piedi e cerchino di farti cadere per terra. Io ho rischiato di annegare sulla riva del mare di Ipanema. Il mare, a Ipanema è vivo e indomito

Ipanema è stato il mio primo e per lunghi anni unico nickname sul web, a un certo punto ho dovuto cambiarlo perché avevo finito con l’identificarmi in esso. Ancora oggi, alcune mie care amiche che mi conoscono da allora, mi chiamano affettuosamente “Ipa”.

Se vivi in Brasile, soprattutto a Rio e a Bahia, non puoi fare a meno di sentire parlare di candomblé. Ho subito provato un’attrazione strana verso i riti e le usanze di questa religione che in qualche modo cammina parallela a quella cattolica, radicatissime entrambe sul suolo brasiliano. Purtroppo non mi sono potuta documentare quanto avrei voluto ma ho avuto per anni una “presenza” affettuosa e benevola accanto che mi dava a sua bênção quasi tutti i giorni. Questa persona, oggi che non c’è più mi manca come l’aria che respiro.

E’ stato da lei che ho sentito parlare di Iemanjà.

E’ stata lei a dirmi che ciascuno di noi ha un santo protettore, um anjo da guarda. E che io avrei saputo da sola chi sarebbe stato questo santo protettore, questo angelo custode.

Da quando me ne ha parlato, non ho mai smesso di pensare a Iemanjà, la “Rainha do Mar“. La padrona degli abissi. La regina della pace vestita di bianco. Se penso al Brasile penso a Iemanjà. In Figlia di Nessuno, Iemanjà amnestreetlibcopertinaesternacompare. Mi rendo conto adesso di averne parlato e di averlo fatto inconsciamente. Non era intenzionale menzionarla, eppure c’è.

E guardando in giro per la rete, oggi, pomeriggio piovoso di novembre, noto che Iemanjà viene spesso rappresentata con le forme di una Sirena.
Sirena.

Non so cosa ci sia in relazione a me, ma so che Iemanjà mi piace, Iemanjà attira le mie più forti simpatie.

E mi manca Rio.
Da venticinque anni.

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