Non sono molto brava a convincere le persone a fare qualcosa per me. E credo che, anche in questo caso, sia stata capace di allontanare probabili lettori piuttosto che avvicinarli. Ma tant’è, queste sono le mie motivazioni. I miei argomenti, i miei temi. E non vi rinuncerei mai. Ho provato a cambiare ma alla fine son sempre tornata sui miei passi. Questa sono io. Questo è ciò che scrivo. E perché.
ARGOMENTO DEL MERCOLEDÌ:
PERCHÉ DOVREMMO LEGGERE UN VOSTRO ROMANZO?
CERCATE DI CONVINCERCI CON ARGOMENTI VALIDI.Perché dovreste leggermi?
Bella domanda. Vorrei saperlo anche io.
Perché mi piacerebbe mi leggeste?
Ecco, così va meglio.
Perché ci provo con tutta l’anima da anni, a scrivere storie che siano un po’ diverse. Le mie, infatti, a volte sono crude e devastanti; non sempre, lo ammetto, hanno un lieto fine, o per lo meno, il lieto fine classico che ci si aspetta dalle favole.
Dal primo racconto scritto ho deciso che avrei “cercato di trasformare il “comune” in “straordinario”. Per cui, nelle mie storie non troverete (quasi) mai il bellone palestrato e ricchissimo che si innamora perdutamente della ragazza goffa e “seeemplice” che poi si trasforma e da bruco diventa farfalla.
No, nelle mie storie troverete la donna con i “denti davanti sporgenti” che vive di stenti in un paesino sul mare della Calabria degli anni ’50, la Zannuta, o la Sirena che nasconde un passato misterioso, la sedicenne ingenua che si innamora del suo migliore amico e che per vent’anni lo inseguirà, la fanciulla delusa e depressa che riscopre se stessa attraverso il ritratto di un pittore scorbutico, i compagni di banco che si ritrovano innamorati, o, come in Figlia di Nessuno, la bella ballerina dell’Hotel Meridien, che vive in una favela del Brasile e che ha a che fare con turisti in cerca di attimi di piacere.
Ecco, dovreste leggermi se cercate storie “normali”, laddove la normalità è intesa come “storie di tutti i giorni e comuni”: niente di eclatante o stupefacente, niente suspense o rocambolesche capriole su divani o ascensori, ma la vita. Quella che per tanti scorre senza fermarsi e senza che nessuno si fermi a osservarla.
Ed è invece quello che faccio io: nel gruppo di persone che tutti i giorni corrono verso il loro quotidiano, io ne fermo una dal mucchio e ne osservo la vita. E la racconto. O per lo meno, questo è ciò che tento di fare.