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Giovanna è sposata da quarant’anni ma con il marito non non c’è più feeling da tanto tempo. E’ rimasta insieme a lui per amore del figlio e vivono tutti insieme, lei, marito, figlio e anziani genitori di lei. Hanno un bel rapporto, vanno tutti molto d’accordo, però Giò, come la chiamano gli amici più stretti, sogna da sempre l’Amore, quello vero, quello della passione travolgente. A quasi sessant’anni è disillusa, quell’Amore non arriverà. Si sente sola, Giò, anche in mezzo a tante persone di famiglia, un numero incredibile di amiche che la circondano e la coccolano, l’ascoltano sempre. Ma per lei, l’unico sollievo è la lettura. Leggere la porta lontano, in quel mondo che sogna di muoversi e di vivere. E spesso – non sempre, alterna letture “impegnate” a letture più frivole – legge romanzi d’amore. Perché le danno sollievo. Le trasmettono l’illusione di vivere passioni sfrenate. Quelle che lei non ha potuto vivere.
Teresa è vedova. Il marito era un brav’uomo ma un uomo distratto. Lei ha avuto un solo figlio che ora è cresciuto e sposato. La nuora non la può vedere. Non ha mai capito perché. Non è stata una madre assillante, chioccia od ossessiva, ha sempre lasciato il figlio libero di muoversi e di fare scelte ed esperienze senza che lei lo frenasse o gli impedisse di vivere. Non è mai stata la suocera rompiscatole che critica tutto quello che fa la nuora. Ha sempre lasciato che i “ragazzi” avessero la loro privacy, la loro libertà. Quando sono arrivati i nipotini, li ha amati e si è data disponibile a tenerli, a permettere ai due sposi di riposarsi un po’ dalle fatiche del crescere bimbi vivaci e forse anche un bel po’ viziati, ma non si è mai intromessa nei metodi educativi né del figlio né della nuora. Eppure… La donna le ha piano piano diradato le visite e le occasioni di convivialità. Ha fatto sì che ad andarla a trovare fosse solo il figlio e anche lui, con molta parsimonia. Teresa non ha mai capito il perché di questa ostilità, ha provato a chiarire ma si è trovata di fronte un muro che non è mai riuscita ad abbattere. E’ sola. Vive con un gatto in un piccolo appartamento. E legge. Il suo rifugio è la lettura. Ama le storie d’amore. Le fanno ribollire il vecchio sangue e le danno la sensazione di essere viva. Prima chiedeva al figlio di comprargli i libri per lei. Ma a ogni critica sulle scelte letterarie che riceveva dal figlio si sentiva mortificata. Poi ha scoperto Amazon e internet ed è stata una salvezza. Quando su Facebook le hanno parlato di Kindle, ha fatto di tutto per imparare a usarlo. Oggi compra ogni ebook che esce, qualunque titolo catturi la sua curiosità, perché conosce la maggior parte delle scrittrici sia self che di case editrici importanti. Il figlio si arrabbia perché alla fine del mese non rimane quasi nulla della cospicua pensione della madre ma Teresa è felice. Perché legge storie d’amore che le fanno battere il cuore. Alcune sono scritte meglio di altre, ma a lei non importa. Quello che conta sono le storie. E i sogni che riesce a fare a occhi aperti, ogni giorno diversi.
Caterina è laureata. In medicina e chirurgia. Ginecologa. E si occupa di fecondazione in vitro. Tutti i giorni ascolta storie di donne, storie di drammi personali, di desideri disattesi. Donne che vogliono diventare madri ma che non riescono. Donne che “diventano vecchie” troppo presto. Donne che piangono perché non hanno un bambino in braccio da cullare e lo vorrebbero. Caterina ha due figli, ormai grandi. Li ha cresciuti con amore e con attenzione. Forse troppa attenzione, perché non appena sono stati in gradi di fuggire, i figli le sono scappati, andando a studiare all’estero tutti e due. Il marito di Caterina ha un lavoro che lo porta a viaggiare anche lui, e quindi anche Caterina è una donna sola. Alla soglia dei 60 anni, rientra a casa la sera, dopo una giornata trascorsa a dare speranza o a toglierla del tutto ad altre donne come lei, e la casa è vuota. Non ha voglia di accendere la televisione. Il più delle volte sono disgrazie, provocazioni, polemiche. E lei ha bisogno di pace. Di quiete. E di evadere. Caterina è una lettrice accanita. Ama moltissimo i best seller contemporanei, ma non quelli pacchiani, quelli un po’ sofisticati. Quando viene proclamato il Nobel per la Letteratura, ogni anno, si mette con puntiglio a leggere tutto quello che quell’autore ha scritto. Non prima, se non ne ha mai sentito parlare, ma dopo state sicuri che saprà dirti esattamente perché quel particolare scrittore è stato scelto per il Nobel (o se invece è uno scandalo che non sia stato assegnato a qualcun altro).
Lorenza è una nobildonna del sud. Vive in una grande casa sul mare, i giardini a strapiombo sugli scogli e un prato che di sera si illumina quasi a giorno. La casa, enorme sul serio, con piscina, è abitata da altre sei persone oltre a lei. Marito, due figli e tre persone di servizio. I figli sono gradi e vanno e vengono anche se più spesso invitano a cena e in piscina amici fino a tardi. Quella casa è sempre piena di gente. Ma Lorenza ama la quiete. Ama il silenzio. E si è ritagliata un angolino su uno scoglio più sotto, dove può estraniarsi da tutto e da tutti e non incontrare nessuno se non vuole. E’ un’intellettuale. Legge saggistica, legge libri impegnati, autori di alta levatura e di grande profondità. Ogni tanto qualcuno di questi grandi scrittori viene ospite a cena, perché ne conosce parecchi e ama averli al suo desco. Il marito di Lorenza è stato un gran donnaiolo in passato e l’ha tradita molte volte. Lorenza ha fatto una scenata solo la prima volta che l’ha scoperto, poi… ha lasciato perdere. Non ha mai divorziato. Non riteneva fosse necessario. Se avesse trovato l’Amore della sua vita, forse ci avrebbe pensato. Altrimenti perché? Sono amici, tutt’ora, ma amanti non lo sono più da tanto tempo. Sa che suo marito a una giovane amante da qualche parte in città, ma non si sente ferita né amareggiata: la giovane illusa si prende tutto il negativo che quell’uomo ha bisogno di sfogare e a lei lascia il meglio, se non altro il più tranquillo. Da qualche anno ha cambiato genere di letture. Ha sempre un libro impegnato e scritto dall’autore più sofisticato che il panorama editorale internazionale possa mai pubblicare tra le mani, con il dito indice sempre infilato tra le pagine a far capire che lo sta leggendo, ma si porta sempre dietro in tasca un Kobo. E dentro quel Kobo c’è nascosto un mondo letterario che nessuno conosce perché nessuno ne può vedere le copertine. Sono romanzi erotici. Spesso fatti di un erotismo greve e violento. Il più delle volte arrossisce lei stessa mentre legge certe cose perché non sa spiegare la ragione di quel suo cambiamento. Ma leggere quel tipo di romanzi la fa star bene. La fa sentire… vitale. Reale. Sente il corpo vibrare in qualche modo ed è come se un campanello suonasse alla porta del suo essere. Ci sono, si dice. Esisto. E provo sensazioni.
Paola scrive. Romanzi d’amore. Romanzi di amori speciali. E legge. Romanzi d’amore. Romanzi d’amori speciali. E’ il suo modo di accettare la vita che con lei forse è stata anche generosa ma che in qualche modo le ha negato la vita stessa. Lentamente, nel corso degli anni, è come se si fosse ritirata sempre di più, un golfino di lana infeltrito che è diventato rigido e ruvido e non ha più neppure la brillantezza dei colori di un tempo. Eppure nessuno ha pensato di gettarlo via, per cui è lì, chiuso in un cassetto ad aspettare che qualcosa o qualcuno lo utilizzi in qualche modo. Paola si sente inutile il più delle volte. Ma non si dispera. Non si abbatte. Semplicemente sta. Accetta quella soluzione, e sopporta. Sopravvive. E scrive. Perché scrivere l’aiuta a sopravvivere. Ogni tanto pensa che prima o poi il suo corpo cederà al peso degli anni e inizierà ad abbandonarla. E si augura, scuotendo la testa subito dopo averlo pensato, che il suo corpo sia così clemente da non portarle via gli occhi e le braccia. Senza occhi e senza mani, non potrebbe leggere o scrivere. Il resto che se lo porti pure, se vuole. Ma non gli strumenti per continuare a esistere: mani per reggere un libro, occhi per leggere le parole in esso contenute. Paola scrive, dicevamo. Cosa? Storie d’amore. Con uomini bellissimi e tremendamente sexy, dalla voce calda e dagli occhi che inceneriscono. E donne romantiche e sfortunate che nessuno comprende e soprattutto della cui bellezza nessuno si accorge. Finché non arriva il Protagonista, l’Eroe che raccoglie quel fiore di campo e lo trasforma in rosa. Paola scrive per sé. Le storie che altrimenti leggerebbe volentieri nei libri scritti da altri. E che compra effettivamente e che legge. Perché Paola ha bisogno di quelle storie. Per vivere. Più del cibo. Più dell’acqua. Più dell’aria da respirare. Paola legge e scrive. E vive solo per questo.
Potrei continuare. Ho tante amiche che leggono. Tante tipologie di lettori. Tante storie differenti. Ma ciascuna con un motivo per cui si legge e si legge in un certo modo o un certo genere letterario.
La lettura a volte salva delle vite. Anche una lettura non “perfetta”, non “grammaticamente” o “stilisticamente” corretta. La lettura salva.
#Sapevatelo.
p.s.: I nomi delle donne citate sono totalmente inventati. Le storie raccontate sono molto liberamente ispirate a storie vere. Ma sono storie possibili. Comunque reali.