
Mio padre uscirà dalla struttura in cui è ricoverato da metà Luglio questo Venerdì. Sono in ansia. E allo stesso tempo tremo di aspettativa. L’ho visto la settimana scorsa, durante la visita che viene concessa a un solo parente la settimana e l’ho trovato fragile, fragilissimo. Triste e stanco. I suoi occhi meravigliosi, di un azzurro pulito e integro mi osservavano con trepidazione, nella speranza che gli dicessi che le cose sarebbero andate bene da allora in poi. E invece gli ho dovuto dire che avrebbe dovuto aspettare ancora un’altra settimana prima di rientrare nella sua casa, prima di riabbracciare il suo amato cagnolino e di riprendere a litigare con mia madre, cosa che fa da 60 anni.
E’ banale dirlo, ma vederlo così, curvo su se stesso, lento e affaticato mi fa male. Nella mia mente passano come un film le immagini di lui bello come il sole, aitante e sportivo, decisionale e inflessibile anche se estremamente pacifico ed educato. Non abbiamo mai avuto, noi figli, un solo gesto di stizza, non una sculacciata o uno schiaffo. Non ne aveva bisogno. Ci intimoriva con lo sguardo, ci liquidava con la delusione di chi si stupisce di un errore di giudizio o di comportamento a fronte di un’educazione rigidissima su certi principi, il primo l’onestà, poi la correttezza e quindi la lealtà. Fondamenti che abbiamo assorbito senza bisogno di sentirci ripetere a spron battuto che dovevamo essere sinceri fino allo stremo e non inquinare la reputazione di famiglia. Qualche schiaffo è volato, ma non da parte sua, la manesca era nostra madre, che aveva altri metodi e un carattere focoso e verboso.
E pensare che torni a casa sua mi solleva ma allo stesso tempo mi devasta: la diagnosi non perdona. Alzheimer. Quindi andrà sempre più avanti a peggiorare, dovrà con ogni probabilità rientrare in struttura tra non molto. Ma allo stesso tempo, spero vivamente che questi giorni che gli sono ancora concessi, dove ancora riconosce i figli e gli oggetti, possano essere gravidi di parole, ricordi e gesti di affetto da parte mia verso di lui. Non ho intenzione di risparmiarmi, di rinunciare a un solo istante della sua vita. Comunque è mio padre e gli sono figlia. E sì, lo amo da figlia infinitamente.
Da figlia a padre.