E’ uscita su Netflix il 22 marzo e mi ci sono voluti sette giorni per decidermi a guardare questa serie TV che, almeno a quanto sembrava dal trailer, dava erroneamente da pensare fosse una sorta di remake alla brasiliana di “The Marvelous Mrs. Masel” serie TV americana, visibile su Amazon Prime Video e che, come Coisa Mais Linda, pone al centro della scena una donna giovane, ricca, abbandonata dal marito alla fine degli anni ’50, che decide di prendere in mano la sua vita e scendere in campo come imprenditrice di se stessa.
Le analogie tra le due serie TV sono poche e limitate all’anno, il 1959, l’ultimo anno prima dell’inizio dei “favolosi anni ’60”, al fatto che entrambe le protagoniste, Miriam (Midge) e Maria Luiza (Malu), appartengono a famiglie facoltose e influenti a livello sociale e sono entrambe abbandonate dal marito all’improvviso, lasciate sole con l’umiliante scoperta di essere state tradite. Entrambe decidono di dare una svolta alla loro vita ribellandosi al diktat sociale che le vede ingabbiate in un solo ruolo: brave mogli in casa, oppure bel soprammobile da esibire agli eventi mondani la sera, in un mondo, sociale e professionale interamente comandato e dominato dagli uomini.
Le strade di Midge e Malu si dividono a quel punto. Una sceglierà forse una carriera più tosta, quella di diventare comico ed esibirsi nei locali sul palco, gareggiando con gli uomini a chi è più sferzante e ironico, e rischiando la propria reputazione in maniera più plateale, Malu invece quella di aprire insieme a una donna del “Morro”, la favela di Rio de Janeiro, un club di musica dove la “Bossa Nova“, il nuovo stile musicale che sta iniziando a far capolino sulla scena in quegli anni, possa essere il filo conduttore di tutta una serie di avventure.

Attorno a Malu gravitano tre amiche: Ligia, amica d’infanzia con il sogno di diventare cantante, invece sposata a un uomo di famiglia potente a Rio e che sta rincorrendo la carriera politica; per questo motivo, Ligia ha dovuto rinunciare alle sue aspirazioni, sacrificandole per far emergere quelle del marito, candidato a sindaco di Rio. Una donna sul palco, in vista e adorata dal pubblico come immagine, mal si combina infatti con quella di “first lady” di un uomo politico. Theresa, invece, ha sposato il fratello del marito di Ligia ed è, donna molto in vista a livello nazionale: la sua immagine appare spesso sulle copertine delle riviste femminili dell’epoca, inoltre è redattrice proprio di una di queste, tra le più famose e conosciute. Unica donna – pare incongruente ma all’epoca non lo era – in una redazione dove sono solo gli uomini a firmare gli articoli per le donne e a deciderne gli argomenti da trattare; si scontra infatti spesso contro un capo-redattore che dire misogino è dir poco. Theresa fa molta fatica a imporre la idea di redazione per rivista femminile, si trova a dover da una parte respingere commenti volgari e molesti circa la sua avvenenza da parte dei colleghi ma anche in famiglia deve lottare contro l’ostilità della suocera. La donna infatti è invadente ed ingerisce in maniera plateale e odiosa nella vita dei figli, intimidendo e criticando aspramente le nuore, a suo dire, non adeguatamente sottomesse al volere dei mariti e colpevoli di non aver ancora donato ai suoi figli una discendenza. Poi c’è Adelia, la socia mulatta di Malu, che proviene dalla favela; per anni ha lavorato come domestica in casa di ricchi bianchi razzisti che le fanno ogni sorta di angheria, e che nasconde gelosamente un segreto, il nome del padre di sua figlia.

Il tema di fondo della serie è l’empowerment femminile e la lunga strada che le donne dovranno percorrere per raggiungere una vera indipendenza e affrancarsi in maniera decisiva dallo strapotere maschile: dal diritto a lavorare e ad avere contemporaneamente una famiglia dove la donna possa prendere decisioni e compiere scelte, al dire no alla violenza in famiglia fino ad arrivare alla libertà di amare chi si vuole, senza dover essere per questo condannate ed umiliate dalla società. Tematiche trattate con delicatezza ma anche con estrema lucidità queste in La cosa più bella.

A parte l’argomento “donne” che mi ha attirato da subito, due sono state le ragioni per cui mi sono entusiasmata a vedere questa miniserie in 7 puntate (e che spero abbia almeno un’altra stagione come seguito): la prima è la possibilità di ascoltare i dialoghi in lingua originale, il portoghese brasiliano, una vera manna dal cielo per me che adoro questa lingua e che soffro di costante “saudade” del mio paese, il Brasile, la seconda le panoramiche incredibili con scorci di Rio de Janeiro mozzafiato ma anche piccole scene con ambientazioni e riproduzione fedele della Rio della fine degli anni ’50. Per non parlare della mia adorata Bossa Nova, musica che permea e fa da sottofondo a tutta la narrazione e la “chicca” che mi ha fatto battere il cuore forte, il “cameo”, l’atto di presenza che viene fatto fare a Yemanjà, la Santa protettrice delle donne nel culto degli Orixà.

Coisa mais linda, La cosa più bella, serie TV su Netflix è una miniserie che vale la pena vedere.
