Quando ho aperto questo blog era il lontano (per il web “lontanissimo”), 2002. Non sapevo bene cosa fosse un blog ma in realtà nessuno lo sapeva, tutti navigavano “a vista”, senza aver ancora ben chiaro il tipo di direzione che avrebbe potuto prendere quel “diario online” che poi, negli anni successivi sarebbe diventato un “fenomeno” mediatico. Seppi immediatamente cosa farne: un posto dove cercare l’invisibilità visibilissima. Un modo per gridare all’aria i miei pensieri, aneddoti di vita, curiosità, scoperte, esperimenti, consapevole che tutti avrebbero potuto leggerli ma che in fondo, proprio perché così evidenti e sotto gli occhi di tutti, sarebbero stati notati da pochissimi. Invisibile nonostante fossi visibile. Era un bel pensare. Era una bella idea la mia. Poi, i blog cambiarono direzione. Si specializzarono. Nacquero le blog-star, i blog-contest, i “flame”, e tutto un corollario di blog-cose che permisero nel decennio 200/2010 un’ascesa del potere informativo e comunicativo della rete mai neppure immaginato. Arrivò MySpace, ma passò quasi subito, insieme a Second Life e a NetLog. Arrivò Facebook, che invece surclassò e travolse i blog. Splinder, la mia amata piattaforma blog, mai tradita in tanti anni, scomparve nel gennaio 2011, travolta da tsunami internettiani implacabili. Ma c’era già, in pianta abbastanza stabile WordPress e il blog – e il suo concetto primordiale – fu salvo. Facebook adesso sta arrancando. I più giovani Pinterest, Tumblr, Social4Web, ma soprattutto il rampante Twitter lo stanno soffocando. Il social inventato da Zuckemberg non vuole cedere il passo, e prova a reinventarsi ogni giorno di più, ma ahimè, temo anche per lui un’inesorabile, fisiologico declino. In tutto questo, gli utenti. Che oggi giocano con 140 caratteri a lanciare messaggi lapidari, a disperatamente diventare twit-star (l’evoluzione della blog-star) e che ancor più disperatamente provano a farsi ascoltare o anche soltanto udire. E’ un chiasso infernale. E laddove un tempo, con i blog, il gioco a rimbalzo dei commenti da un blog all’altro, il “io ti linko a te e tu mi linki a me”, un certo dialogo si apriva e si propugnava, oggi è tutto un bump e ri-bump di battutine, a volte ironiche, ma spesso acidamente sarcastiche. E’ il rigurgito della rete troppo piena, troppo comunicativa, che ha fatto indigestione. La rete ha un riflusso gastro-esofageo importante e non sa come curarsi, che Alka-Seltzer prendere per digerire tutta questa “comunicazione”. Ha bisogno di riposo. E il riposo dove lo trovi, in rete? Qui. Sui blog ormai divenuti silenziosi, isolati, ignorati. Invisibili. E di nuovo l’invisibilità visibilissima. Ritorniamo alle origini (web). E anche io ritorno al mio blog. Non è più quello su Splinder. Quello è sparito, ma i vecchi post sono stati travasati su WordPress. E’ sempre il mio vecchio blog ma nel frattempo è cambiato molto. Ha una faccia più matura, forse anche più rughe, esattamente quelle che ho sul volto nella realtà “reale”. Ma mi rispecchia comunque sempre. Ed ecco la mia decisione. Piano piano, ciao vecchio e ormai frusto Facebook. Una strizzatina d’occhio a Twitter, che è ancora rampante e che, pur avendo lasciato da qualche tempo l’adolescenza virtuale per entrare nella “vita adulta” del social network, fa tendenza. Su Twitter scrivo, parlo, rido, gioco, cazzeggio in quattro lingue differenti. Riscopro antichi amori e passioni sopite per anni, quali la musica, la storia dei protagonisti di un mondo che ho sempre assorbito senza soffermarmi a guardarlo realmente con gli occhi critici e attenti di chi vuole capirci qualcosa. Ma mi ritiro di nuovo qui. Dove nessuno mi legge, o se lo fa, lo fa con distratta e frettolosa curiosità e poi passa oltre. E mi rifugio in queste piccole stanze, che in fondo mi sono care perché sono me, un tempo entusiasta, oggi un po’ meno. Comunque alla ricerca di una pace e di una pacata armonia che forse posso ritrovare soltanto così.
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Awfully translated by me, myself and I 😉
When I started this blog was back (for the web “far away back”) 2002. I did not know what a blog consisted of but no one really knew, all sailed “in sight” without still unclear the type of direction that could have taken the “online diary”. Then, in later years it would become a “phenomenon “media. I knew immediately what to do of it: a place to look for highly visible invisibility. One way to shout to air my thoughts, anecdotes of life, curiosity, discovery, experiment, knowing that anyone could read them but in the end, because so obvious and visible to all, would have been noticed by few. Even though I was invisible visible. It was a nice thought. It was a nice idea of mine. Then, blogs changed direction. They specialized. Gave birth to the blog-stars, the blog-contests, the “flames”, and everything in a corollary to blog-things that allowed the decade 2000/2010 ascent of the power of information and communication network ever even imagined. MySpace came, but disappeared almost immediately, along with Second Life and NetLog. Facebook came and it outclassed the blogs. Splinder, my beloved blog platform, that I never cheated in so many years, disappeared in January 2011, swept by tsunami Internet users relentless. But there was already a plan quite stable and the WordPress platform – and its primordial concept – was saved. Facebook now is struggling. The youngest Pinterest, Tumblr, Social4Web, but especially the rampant Twitter are sort of suffocating it. The social invented by Zuckemberg does not want to give way, and tries to reinvent itself every day, but alas, I fear for its inexorable, physiological decline. In all this, the users. Who now play with 140 characters to send lapidary messages to become desperately twit-star (the evolution of the blog-star) and even more desperately trying to be heard or even heard. It ‘ s an infernal racket. And where once, with blogs, the “I’ll link you – you’ll link me” game to bounce comments from one blog to another, a dialogue was opened and advocated today is all about bump bump and re-jokes, sometimes ironic, but often acidly sarcastic. It ‘s the regurgitation of the network too full, too communicative, who has indigestion problems. The network has an important gastro-oesophageal reflux disease and does not know how to care, which Alka-Seltzer has to take to digest all this “communication”. He needs rest. And where can you find it, on the net? Here. On blogs that have become silent, isolated, ignored. Invisible. And again the highly visible invisibility. We return to the origins (of the web). And I return to my blog. Is no longer that of Splinder. That is gone, but the old posts were racked by WordPress. It ‘s always my old blog but in the meantime much has changed. His face is more mature, perhaps even more wrinkles have added, exactly what I face in the “real” reality. But it always reflects me. And here is my decision. Slowly fairwell to now old and shabby Facebook. A nod to Twitter, which is still rampant and that, despite having left some time to get into the virtual adolescence “adult life” of social networks, is trendy. On Twitter I write, speak, laugh, play, fooling around in four different languages. Rediscover old loves and passions lied dormant for years, such as music, the story of the characters of a world that I have always absorbed without stopping by and really look with a critical eye or the attention of those who want to understand something. But I’ll come back here again. Where no one reads me, or if she/he does, she/he does with careless and hasty curiosity and then move on. And I seek refuge in these small rooms, which after all are dear to me because I am myself and me, once excited, now a bit less enthusiastic. However, the quest for peace and a quiet harmony that perhaps the only way I can find is here.
Io sono più giovane blog parlando, solo del gennaio 2007, ergo sto facendo la prima elementare mentre tu sei già alle medie. Cominciai con windows space live ma lo abbandonai dopo 40 giorni, perché temevo di rimanere a corto di idee. Poi trovai splinder, amatissimo e tanto rimpianto, nell’aprile dello stesso anno e lì sono rimasto finché non sono stato sfrattato per chiusura, ripiegando su WP, che conoscevo da molti anni e dove microsoft mi aveva traghettato alla chiusura di space.
Myspace era interessante all’inizio ma poi è crollato.
Twitter.. rampante? Forse ma credo di essere uno dei primi utenti italiani quando muoveva i primi passi e crollava miseramente quando c’era un po’ di traffico. Ci sono tuttora ma molto meno. Il tempo è tiranno.
Facebook? Mi sono iscritto quando muoveva i primi passi ma l’ho trovato troppo ingombrante, rompiscatole se un giorno non facevi login, sempre subissato di richieste di amicizia. Così l’ho chiuso dopo un paio di mesi senza nessun rimorso.
Ci sono altri social in giro? Dio me ne scampi e liberi.
Felice serata
Un abbraccio
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Io sono “vecchissima” su web, Giampaolo. Windows Space Live è stata la versione “upgrade” delle WebCommunities di MSN. Io ho cominciato lì. Nel lontano 2000. Ho ideato, costruito e animato una delle community più grandi e popolari di MSN insieme a due amiche di web e poi, quando cominciarono a perdere interesse e nacquero i blog, aprii il mio blog – inizialmente il blog si chiamava Paco il Poeta, ed era solo per poesie, poi cambiai, e aprii questo, Scarab[L]occhi, e per molti anni l’ho animato, e ho letto tanto, di tanti scrittori – alcuni poi sono diventati famosissimi – che piano piano iniziarono a scrivere proprio partendo da lì. Io stessa, se non ci fosse stato il blog non avrei ripreso a scrivere e non avrei poi mai pubblicato. Tra il 2005 e il 2011 i blog hanno iniziato a perdere di interesse per via dell’avvendo di MySpace e Second Life, poi surclassati tutti da Facebook. Facebook adesso sta venendo piano piano surclassato da Twitter e c’è Pinterest e Tumblr che incalzano… Vedremo fin quanto i social network dureranno. Sono convinta che piano piano anche questa mania di condividere e condividersi scemerà…
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Condivido la tua analisi sui social network. Twitter adesso è rampante ma lo preferivo quando era ruspante, mi riferisco al 2007/2008. Bastavano tre tweet di troppo e crollava tutto. Pinturest, Tumbir e compagnia non fanno per me come Facebook.
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