IL “CANON” QUESTO SCONOSCIUTO…

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Da qualche tempo sto documentandomi sullo scrivere “romance”. Fino a poche settimane fa, ero (erroneamente) convinta che sotto la classificazione di genere “romance” rientrassero tutti quei romanzi che “parlassero di amore”, laddove l’Amore e la Storia d’Amore del romanzo fossero i protagonisti assoluti. Credevo bastasse questo, per scrivere “rosa”. Poi, scopro che non è affatto così. Che il genere “romance” ha un canon ben preciso, che se il “fantasy” è limitante per via di alcuni “paletti” che fanno di questo genere, un genere molto chiuso e inquadrato (nel fantasy devono essere presenti fate, nani, folletti, draghi, cavalieri, maghi e streghe, elfi e quante altre figure mitologiche e para-mitologiche possibili) il “romance” lo è assolutamente di più.

Fino a poche settimane fa, sono stata convinta che i miei romanzi (Nient’altro che amare, Sirena all’orizzonte, Mira dritto al cuore) fossero “romance” puri e invece, non lo sono affatto. Debbono pertanto essere inquadrati in quella categoria vaga e forse anche un po’ ibrida che va sotto la denominazione di “mainstream”.

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Queste alcune delle caratteristiche che spiegano il “perché no”:

Da un manuale per scrivere “romance”:

L’eroina romantica deve essere giovane, bellina, carina, snella, intelligente (ma non secchiona), l’ideale di donna che tutte le lettrici del romanzo rosa vorrebbero essere.
(Le mie eroine romantiche sono: bruttarelle, con i denti davanti sporgenti, cicciottelle, goffe, non particolarmente secchione ma presuntuosette, quando, per ragioni di destino, ignoranti perché non hanno potuto studiare)

– Non può provare attrazione per più di un uomo alla volta
(Zannuta ha sei figli con sei uomini differenti, Cecilia amoreggia con tutti e tre gli uomini protagonisti della sua storia, Sarah se li fa un po’ tutti, quelli del libro… vabbe’)

L’uomo/eroe della coppia non deve avere troppa differenza di età
(e qui ci siamo, sei/sette anni di differenza non son tanti giusto?)

Avere posizione di discreto benessere
(Thomas è un archeologo, Rudy un agente di viaggio… Gli uomini di Zannuta sono un marinaio vagabondo, il figlio del sindaco, un contadino, un turista di passaggio. Marco è un “portantino di ambulanza”, Federico studente non lavoratore, Gaetano sì, beh, lui architetto. Ok. Uno ricco gliel’ho messo in uno dei miei romanzi.)

Sensibile ma mai lagnoso. Educato e mai volgare.
(Thomas è taciturno e chiuso, ombroso. Rudy allegro, simpatico sciupafemmine, spesso sfacciato e sboccacciato. Marco in odore di depressione, Federico sempre arrabbiato, Gaetano scanzonato e disilluso. ‘Nzomma…)

Deve trasudare mascolinità: Thomas è indeciso e taciturno. Nega persino l’evidenza di un bacio con la protagonista romantica. Marco innamorato dell’amore, succube di Luisa…
L’eroe è amante ma anche padre e marito fedele: ah ah ah… Thomas ha tre donne/fidanzate e Rudy ne ha una ogni giorno che passa. Sarah si innamora lo stesso.

‘nzomma, vuoi vedere che i miei romanzi NON sono “romance” ?

Ora io so che amiche come Laura Costantini o Angela Di Bartolo (con la quale ho avuto lunghissime discussioni a riguardo) ma anche Heiko Caimi, che in un mio post di qualche tempo fa condannava la pratica di “etichettatura dei generi”, mi direbbero: ma perché vuoi inquadrarti in un genere, perché vuoi confinare la tua scrittura in un cerchio ristretto di regole e dogmi, perché vuoi essere classificata “rosa” quando i tuoi romanzi completamente rosa non sono?

Sinceramente non lo so. So che l’idea di appartenere a un genere mi sorrideva. Il pensare al fatto che le lettrici dei miei libri avrebbero riconosciuto subito, al primo sguardo verso la copertina, la storia d’amore (o le più storie d’amore) in essi contenuta mi dava serenità. Io, se non scrivo d’Amore, non riesco a scrivere. Non mi piace, non ne trovo giovamento. Esattamente come per la lettura: se in un romanzo non c’è anche solo il più piccolo accenno a una storia d’amore (magari anche solo suggerita) faccio fatica a finire quel libro.

Sono un’eterna romantica.

Allora, vorrà dire che sarò “alternativa”. Che il mio scrivere “rosa” sarà alternativo.
Et voilà, inventato un nuovo “sotto-genere”: il romance alternativo. 

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ci vuol così poco per essere felici… 

3 Comments

  1. Ti poni ancora questi problemi? Che genere di romanzo ho scritto? Quando scrivo qualcosa non mi pongo questo genere di domanda. Alla fine nasche un Frankenstei mostruoso. Ho forse inventato qualcosa? No! :d Semplicemente ho scritto qualcosa seguendo l’ispirazione del momento.

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