CRONACA DI UNA FUGA: VERSO VERBANIA

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L’Italia è un Paese Meraviglioso, e basterebbe davvero pochissimo per dimostrarlo, ché le parole spesso non servono a testimoniare mentre bisognerebbe, davvero, offrire prove concrete sulla veridicità di certe affermazioni.
L’Italia è un Paese che va visitato, viaggiando con discrezione e semplicità, evitando il lusso e il brilluccichìo di certi stucchi e marmi splendenti ma assaporando la quotidianità di angoli meno esposti in questo nostro mondo che ci capita di abitare.
L’Italia è un paese che va scoperto, ma per farlo bisognerebbe ritrovare la voglia di percorrerlo a piedi, o al massimo prendendo al volo un treno regionale, fermarsi a ogni sosta, camminare nei vicoli di paesi i cui nomi sui cartelli stradali sono spesso sconosciuti o ormai nascosti da scritte di writer troppo zelanti nelle loro proteste e provocazioni; bisognerebbe ritrovare lo sguardo stupito di fanciullo ed essere in grado di apprezzare gli intonaci scrostati di certi muri, lo scricchiolio di certe porte il cui legno ormai gonfio di umidità non è più in grado di permettere loro di chiudersi come si deve, la brancolante caducità di certi i poster ormai frusti e stracciati alle pareti in stradine battute solo da pochi frettolosi passanti.

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L’Italia è un Paese che va ritrovato, come si ritrova un vecchio compagno di scuola perso di vista da anni  che sulle spalle porta ormai tanta storia, che nasconde vissuto ma anche voglia di raccontarlo; è quella delle stazioni dei treni regionali, dei palazzotti anneriti e ristrutturati a casaccio pur con grande mostra di modernità, là dove il nuovissimo e luccicante si ferma al fuligginoso e ormai vetusto, segnando una linea di demarcazione che sembra una lama dal taglio implacabile.
L’Italia è un Paese che va riassaporato in ciò che nasconde, per pudore e non per colpa, perché forse ritenuto inutile e poco interessante ma che invece, di sicuro, custodisce storie bellissime che varrebbe la pena portare alla luce e raccontare; è quella dei bar di confine, alla fermata di un treno, dove si avvicendano passeggeri in transito annoiati e infastiditi, impazienti di lasciare quei luoghi e tornare a casa o forse dirigersi verso ben più turistici e ameni siti di villeggiatura in contrasto con la rassegnata pazienza degli abitanti del luogo che abitualmente si fermano a parlare, discutere, ricordare.

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Verbania For Women inizia per me con questa riflessione.
Sono una persona che in gioventù ha viaggiato tanto.
Stati Uniti, Giordania, Israele, Francia, Spagna, Brasile…
Un po’ per lavoro, un po’ per curiosità, il mondo mi ha visto pronta ad accettare ogni sfida, a soddisfare ogni curiosità ma sempre al di là dei confini di questo Paese che pur mi ha dato nazionalità e lingua e cultura e tradizioni.
Ho visto cose, ho conosciuto gente.
Poi l’improvvisa abitudine a chiudermi al mondo.
A restare in casa. A non uscire se non per ragioni di assoluta necessità.
Fino all’anno scorso, uscire dal guscio comodo e rassicurante della mia abitazione sarebbe stato, per me, cosa impensabile. Dilatare le sbarre di una gabbia, seppur dorata e confortevole, alla quale ormai avevo fatto l’abitudine una mission impossible.
E invece, grazie a tante cose tutte insieme e collegate, di casa sono uscita. E ho attraversato una piccola parte di questo mio Paese, pernottando addirittura fuori per una notte.
E oggi, che il week-end è passato, che la lunga onda è passata, mi ritrovo a considerare tutto il viaggio da me fatto in questi ultimi due giorni trascorsi.

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Son partita di mattina con mio figlio quasi diciottenne che si rifiutava di lasciarmi andare da sola. La protezione “paterna” di un figlio. Mi sono lasciata invadere da questo suo bisogno di difendermi, di farmi da scudo. Mi sono lasciata cullare in questo sentimento-premio che può sortire dall’affetto della tua creatura e dal tempo che ti concede con il contagocce. Ho goduto, con notevole indulgenza lo ammetto, della presenza del mio piccolo campione ormai uomo e delle sue attenzioni, accortezze, prese in giro e anche dell’insofferenza di chi, forte della propria giovinezza vuol mostrarti di esser, lui sì, a diritto, padrone del mondo e del tempo e della vita, in contrasto con la tua ormai incipiente anzianità  e incapacità a districarti tra le maglie della contemporaneità. Ho lasciato che il mio cucciolo d’uomo si facesse largo tra i suoi simili e mi conducesse, si facesse “bello” di fronte agli adulti in qualità di scudiero e di protettore. Gli ho lasciato credere di esser lui ad avere il controllo su di me, perché era bello esser guidati e non dover, almeno per un giorno, guidare.

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Sono arrivata e ho ritrovato amiche di internet con cui mi corrispondo da anni senza averne mai sentito la voce, ho dato volti a voci ascoltate per telefono, ho ritrovato persone conosciute da poco e con cui è subito scoccata la scintilla della simpatia, ho conosciuto nuove persone, sorriso, apprezzato e gioito.

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La presentazione si è svolta in una rapida successione di belle parole, bei racconti, bei testi, bellissimi titoli e soprattutto storie particolari.
Ah, le storie!
Quelle storie di cui parlavo prima, celate tra gli sguardi della gente comune, che si attarda ai bar della stazione, nei supermercati, in cartoleria, alla fermata dell’autobus, al volante di un taxi che ti porta in albergo. Ecco, quelle storie ieri sera erano protagoniste. Non i nomi degli autori premiati, ma quelli dei personaggi raccontati: una sartina, un’impiegata, una mondina, una coraggiosissima amazzone in bicicletta sulle montagne dell’Afghanistan.
Le storie.
Storie di donne.
Storie dal mondo delle donne.
Mi sono goduta ogni istante.
Ho apprezzato ogni singolo minuto di quella che era, in fondo, una bellissima festa.
Ho ascoltato, ho camminato per vicoli secondari in una cittadina, Verbania, così bella e aggraziata nella sua pulita semplicità da sembrare uno scrigno di gioie antiche e preziose.
Ho osservato, rubato volti e idee per altri mille racconti.
E ho visitato, riscoperto, ritrovato e riassaporato questo mio Paese in poche ore e mille e più mille scorci di angoli nascosti ma così pieni mistero e di fascino.

Questa è la cronaca di una fuga.
Dalla gabbia dorata e sicura di una casa verso la creatività al femminile.
Verso Verbania. 

Verbania, 12 marzo 2016

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Verbania For Women 2016, Premiazione.

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